L’inquadramento del M5S all’interno della famiglia europea del gruppo Efd (libertà e democrazia) e le frizioni interne del Partito democratico (i 13 senatori autosospesi) aprono un nuovo spazio di “caccia” nell’ambito dell’elettorato progressista e alternativo.
La scelta dell’Efd ha rafforzato nel Movimento 5 Stelle la componente intransigente, non aperta al dialogo con le altre forze, che ha scelto quindi di condividere il percorso in Europa con la Lega Nord. All’interno degli “intransigenti” ci sono soprattutto persone che per la prima volta sono attivamente interessati dalla “cosa pubblica”. La consultazione online sul sito www.beppegrillo.it era rivolta infatti soprattutto agli “intransigenti”, dal momento che bisognava essere iscritti alla piattaforma dal 30 giugno 2013 ed un anno nella situazione tumultuosa della politica italiana è come un’era geologica. Ora quindi la parte più progressista del M5S, quella che più si riconosce nelle cinque stelle (acqua, ambiente, connettività, trasporti, sviluppo), è più facile che cominci a dialogare con Civati ed i più critici all’interno del Partito democratico.
PD POP. In soli 15 mesi il Partito democratico ha guadagnato l’11,26% grazie a Matteo Renzi, primo leader di “sinistra” che proviene da un percorso associativo e di vita esterno alle logiche di partito del Pci: dalla parrocchia agli scout fino ai Comitati Prodi. Se nella campagna elettorale per le nazionali del 2013 si poteva pensare ad un asse di governo centro-sinistra tra Monti e Bersani, oggi lo spazio di centro è stato occupato da Renzi.
IL SEGNALE DALLA PROVINCIA. Che il Pd sia diventato un approdo sicuro per i moderati lo mostra una piccola vicenda politica, quella di Lorenzo Dellai, capogruppo alla Camera di “Per l’Italia”, che nel 2007-2008 da presidente della Provincia autonoma di Trento fu tra i più convinti oppositori della nascita del Partito democratico in ambito locale. Dellai ha dichiarato il 5 giugno al quotidiano L’Adige «io voglio capire se riusciamo a identificare un «campo democratico», che va oltre il partito come struttura. Oggi non si può parlare semplicemente di «partito». Renzi ne ha trasformato la concezione, sia la base ideologica che quella organizzativa».
Dellai nella sua carriera politica ha navigato nel “mare del centro”, provando più volte a trovare un approdo: partendo da capogruppo Dc in consiglio comunale a Trento è transitato nei Popolari, quindi ha fondato la Margherita (che da Trento si è allargata poi su base nazionale). Poi la fase dello “spaesamento” è cominciata all’arrivo sulla scena del Pd con la creazione di un partito territoriale (Upt) ed il tentativo di portarne ancora una volta l’esperienza su base nazionale con Api, Scelta civica e Per l’Italia. Nella campagna per le europee Dellai ha “lasciato andare” i pezzi di Scelta civica nelle esperienze non entusiasmanti di Ncd e Scelta europea, preferendo concentrarsi sulla candidatura locale di Herbert Dorfmann della Svp. Pd ed Svp che sono l’asse politico portante nella regione Trentino-Alto Adige.
ITALIA MULTIPOLARE E SPAZI A SINISTRA. Nell’ultimo ventennio si è cercato di costruire in Italia un sistema bipolare che continuamente è stato smentito dagli elettori. Un bipolarismo che si vuole incardinare anche nella legge elettorale, quando invece la realtà dell’elettorato è, come hanno mostrato le ultime europee, perlomeno tripolare (Pd, M5S, Forza Italia). Più simile a quanto si pensi al Bundestag tedesco, dove oggi sono rappresentati 5 partiti (l’Union formata da Cdu e Csu, Spd, Grünen, die Linke).
Può essere quindi che ora il M5S segua un po’ il destino politico dell’altro movimento di rottura, la Lega Nord. Se Renzi riuscirà a portare avanti il suo cammino di riforme, è probabile che il M5S si ridimensioni, oscillando fra percentuali meno rilevanti di quelle attuali.
L’altra parte del M5S, quella che avrebbe voluto i Verdi tra le opzioni di scelta del sondaggio su beppegrillo.it, sul medio-lungo periodo potrebbe prendersi carico, assieme ai critici del Pd, di ricostruire un’area politica storicamente in fermento: dalla Lista Tsipras fino alle “ceneri” di Verdi ed Idv.
Mattia Frizzera