Referendum, ecco perché Fabrizio Barca voterà “Sì”
Aveva annunciato di voler “annullare la scheda” perché l’esito del referendum sarebbe stato, in ogni caso, “indifferente”. Aveva parlato di “astensione attiva” ovvero non “un segno di disinteresse ma di un percorso che mira ad essere utile per il ‘dopo voto’”. Ieri, Fabrizio Barca ha cambiato idea: voterà “Sì” al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. L’ex Ministro del Governo Monti lo ha annunciato ieri in un lungo post sull’Huffington Post, testata che ha ospitato spesso le analisi e le opinioni politiche di Barca. Il titolo dell’articolo è emblematico: “Perché voterò Sì”.
Referendum, Barca: voterò “Sì” per il ‘sentimento dell’elefante’
La giravolta dell’ex Ministro per la Coesione Territoriale non riguarda tanto i contenuti della riforma costituzionale su cui gli italiani saranno chiamati a votare, quanto le conseguenze politiche della consultazione. Ovvero, cosa succederà dal 5 dicembre in avanti. La “razionalità del Cavaliere” lo porterebbe ad astenersi sul merito della riforma mentre “il sentimento dell’elefante” gli farà apporre una croce sul “Sì” per non far cader il paese nelle mani di “un solo vincitore, parolaio, sfacista e a-democratico, altro che pretesi nuovi spazi a sinistra”. Le opinioni sul merito della riforma sono spiegate lungo tutto l’articolo che poi si conclude così:
Un testo costituzionale vale l’altro: sono indifferente. Questo è l’esito della valutazione che ho fatto e rifatto degli effetti di lungo periodo della riforma. E dunque dovrei astenermi. Ma l’esito del voto è carico di conseguenze politiche immediate. Negative, in entrambe i casi. Particolarmente negative nel caso di vittoria del NO. “Abbattere” o indebolire Renzi vuol dire minare l’argine contro la sfiducia nelle pubbliche istituzioni, creare un vuoto che non sarà certo la “sinistra” a colmare, bensì l’autoritarismo che promette barriere, protezione, sicurezza, identità. E dunque, visto che alla riforma sono indifferente, voterò SI, per sostenere quell’argine
Barca comunque spiega che il suo voto passerebbe da un “Sì” di rabbia ad uno più convinto nel caso in cui il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, si impegnasse ad approvare la proposta Chiti-Fornaro sull’elezione diretta dei futuri senatori (tutto sarà demandato ad una legge di attuazione) e si facesse carico di “uno scatto strategico in Italia e in Europa dando attuazione alla prima parte della Costituzione” (quella non toccata dalla riforma). “Molti altri ‘Si’ potrebbero arrivare – conclude Barca–. E soprattutto il paese avrebbe un’agenda per la mattina del 5 dicembre”.