Giornata internazionale contro la violenza di genere. Non solo violenza fisica
Oggi è la giornata contro la violenza di genere. Puntualmente, come ogni anno, si solleva il coro unanime di appoggio alla causa dell’uguaglianza. Tra le prime donne italiane a parlare del tema, nella giornata odierna, è Laura Boldrini. La presidente della Camera dei Deputati ha voluto condividere alcuni degli innumerevoli attacchi rivolti alla sua persona. Gli insulti ricevuti – oltre ad essere caratterizzati da toni molto violenti – sono intrisi di una rilevante componente sessuale. QUI potete leggere il post di Laura Boldrini. La presidente della Camera dei Deputati non ha oscurato i nomi degli aggressori verbali.
Violenza di genere non è solo fisica. Legata a componenti più radicate della nostra società
Nella giornata internazionale contro la violenza di genere, una riflessione è quanto mai necessaria. La violenza machista non si può identificare unicamente con quella di carattere fisico, derivata dalla sopraffazione materiale dell’uomo sulla donna. Una buona parte della violenza machista si può descrivere come “sommersa, morale o culturale”. La violenza fisica non è altro che la punta dell’iceberg di un problema (sociale e culturale) profondamente radicato. Ciò significa che la violenza fisica non è altro che un effetto di una violenza primigenia occulta e meno appariscente, legata a una disuguaglianza delle condizioni di partenza. Ci si riferisce, così, alla struttura sociale patriarcale. Ovvero, una società in cui la sfera pubblica è ad appannaggio del sesso maschile. Ma non solo.
Violenza di genere: il processo di retroalimentazione tra società patriarcale e produzione culturale
Anche la cultura generata dalla società riproduce le forme di dominazione dell’uomo sulla donna. Si tratta di una dominazione dalle molteplici forme che solo in parte implicano la dominazione fisica. È, in primis, la trasmissione dell’idea di superiorità morale e intellettiva dell’uomo nei confronti della donna. La replica reiterata di questa relazione di disuguaglianza nell’ambito della produzione culturale, produce i suoi effetti all’interno della stessa società (la quale, a sua volta, stimola una rinnovata produzione culturale patriarcale).
È all’interno di questo processo di retroalimentazione che bisogna intervenire. In questo senso, l’intervento istituzionale non può che essere strumentale. Un intervento che – nella sostanza – sia capace di sospingere verso l’uguaglianza sostanziale di genere, piuttosto che verso l’uguaglianza formale. Una forzatura a favore di quest’ultima potrebbe, in summa, rafforzare le differenze sostanziali di genere. Nella radicalizzazione di questa forbice (tra uguaglianza formale e sostanziale), può aprirsi il varco per l’irrigidimento della cultura patriarcale. Tale irrigidimento può essere l’anticamera dell’incremento di quella violenza di genere “nascosta”, o “morale”, che può facilmente sfociare in violenza fisica.
Il difficile percorso italiano verso l’uguaglianza di genere
La giornata contro la violenza di genere è un’importante occasione per poter riflettere sulle disuguaglianze della nostra società. La strada verso l’egualitarismo è ancora lunga, anche (se non specialmente) nel nostro Paese. La società patriarcale e l’istituzione ecclesiastica hanno fomentato la disuguaglianza di genere fino a pochi anni fa. Solo recentemente, l’apertura ai diritti del collettivo LGTB sta consentendo di riconsiderare gli interessi di genere sotto un’altra prospettiva che non sia semplicemente legata alle quote rosa, le quali non incidono positivamente sulla riduzione della disuguaglianza di genere in quella duplice prospettiva: culturale e sociale.