Venerdì 25 novembre, all’età di 90 anni, è scomparso Fidel Castro. Il leader della rivoluzione cubana era malato da tempo – da almeno 10 anni – e all’ultimo Congresso del Partito Comunista Cubano (Pcc) nell’aprile scorso aveva preconizzato la sua morte imminente: “arriverà presto anche il mio turno ma le idee comuniste cubane resteranno” aveva detto. Fidel Castro, come qualsiasi dittatore che si rispetti, nell’isola è ancora oggi amato e odiato. Così, ai giorni di lutto nazionale già annunciati dal fratello e Presidente del Consiglio di Stato Raùl, si aggiungeranno anche i festeggiamenti per la caduta dell’ultimo simbolo della dittatura comunista cubana.
1. Il “Líder Máximo”
A Fidel Castro viene spesso associato l’appellativo di “Líder Máximo” (“Condottiero Supremo”). L’origine non è del tutto chiara ma, secondo molti, la genesi dell’epiteto sarebbe da individuare nel periodo post-invasione della Baia dei Porci. In quell’occasione, gennaio 1961, 1500 esuli cubani e mercenari assoldati dalla Cia sbarcarono a Cuba tentando di rovesciare il regime castrista. Il tentativo fallì miseramente e pochi ne uscirono vivi. Castro da quel momento in avanti è stato sempre paragonato al Davide che è riuscito a sconfiggere Golia (la potenza statunitense). L’appellativo di “Líder Máximo” oggi è piuttosto abusato nel linguaggio mediatico: sta ad indicare il leader di una forza o movimento politico con una struttura di potere verticistica. Oltre ai caudillos latino americani, in Italia (anche per ragioni di assonanza col nome) il “Líder Máximo” per eccellenza è l’ex Presidente del Consiglio, Massimo D’Alema.
2. “Hasta la victoria siempre!”
Il famoso slogan rivoluzionario non è di Fidel Castro ma del suo secondo, Ernesto Che Guevara, che coadiuvò il Comandante durante la rivoluzione del 1959 conclusasi con il rovesciamento del regime militare di Fulgencio Batista e l’entrata all’Avana dei guerriglieri rivoluzionari. Il 31 marzo 1965 il 37enne Che Guevara decise di lasciare Cuba per guidare la rivoluzione popolare in Congo e in Bolivia e nell’ultima lettera inviata al “compagno” Fidel conclude: “Hasta la victoria siempre. Patria o muerte”. Due anni dopo Che Guevara sarà catturato e ucciso barbaramente dall’esercito boliviano.
3.Castro il “marxista-nazionalista”
Fidel Castro ha portato sull’isola di Cuba la dittatura comunista di stampo sovietico. Nella sua autobiografia uscita nel 2009, si definì “socialista, marxista e leninista”. Eppure, al tradizionale pensiero comunista, Castro ha sempre legato un esasperato “nazionalismo e patriottismo” come scrisse il suo biografo Roberto Quirk nel 1993. L’ideologia nazionalista non è tipica dei partiti e dei movimenti marxisti in giro per il mondo. Anzi, l’internazionalismo di fine ‘800 ha spesso plasmato le menti di molti rivoluzionari che si ispiravano al Capitale o al Manifesto di Marx.
4.La ricchezza sfrenata
L’immagine pubblica di qualunque dittatore è molto diversa da quella privata. E questo aspetto si ritrova anche nella figura di Fidel Castro la cui vita privata è stata spesso raccontata in maniera contraddittoria da parte di storici e studiosi. Nel 2014, l’ex bodyguard e assistente di Fidel Castro, Juan Reinaldo Sanchez, scrisse un libro (“La doppia vita di Fidel Castro”) in cui denunciava la vita segreta del leader comunista fatta di ricchezza e lusso. Sanchez in quel libro (sempre smentito da Castro) parlava di “conti segreti all’estero”, “amanti”, “yachts” e addirittura “una personale isola privata”. L’ex bodyguard morto nel 2015 a Miami aveva anche accusato Castro di essere il “padrino della droga” perché ospitava i cartelli della droga colombiani e facilitava il suo trasporto negli Stati Uniti.
5.Castro lo “sciupafemmine”
Sempre nel libro “La doppia vita di Fidel Castro”, Sanchez descriveva il rapporto del “Líder Máximo” con il gentil sesso. Sposato due volte, nel libro si parla di molte “amanti” avute da Castro in tutta la sua vita: dalla sua interprete inglese Juana Vera all’assistente di volo Gladys passando per la segretaria personale Celia Sanchez fino all’interprete francese Pilar. Famosissima la citazione riportata nel libro “The Atheist’s Bible” di Joan Konner sulla passione di Castro per le donne: “Quando ero ragazzino mio padre voleva che io fossi un bravo cattolico e che io mi confessassi tutte le volte che avevo pensieri impuri sulle ragazze. Così ogni sera io diventavo rosso a confessare i miei pensieri. Così successe una sera, e poi un’altra sera, e così via. Dopo una settimana decisi che la religione non era fatta per me”.
Giacomo Salvini