Referendum, Santoro contro il Fatto: tutti schierati per il “No”, ridicolo
“Non trovo strano che Marco Travaglio abbia schierato il Fatto a favore del No. Trovo tuttavia imbarazzante che tutto il giornale, fin dentro ai necrologi, sia schierato per il No. In ogni sua riga. E’ ridicolo.” A parlare così non è un renziano o un berlusconiano di ferro. Non è neppure il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, o quello dell’Unità, Sergio Staino. No, ad andare all’attacco del direttore del Fatto Quotidiano e del suo giornale è Michele Santoro, amico e collega di vecchia data di Travaglio, fondatore e azionista del giornale nato nel settembre 2009. L’uscita di Santoro si trova in un’intervista realizzata dal giornalista del Foglio, Salvatore Merlo, e pubblicata sabato. Inoltre lo storico conduttore di talk show coglie l’occasione anche per mettere in dubbio la sua futura partecipazione tra gli azionisti del Fatto Quotidiano: “Trovo imbarazzante possedere delle quote di un giornale senza sfumature, che non ha dubbi, costruito in questo modo. Ne parleremo, credo, dopo il referendum”.
Referendum, la battaglia del “Fatto” per il No
Il quotidiano diretto da Marco Travaglio è apertamente schierato per il “No” al referendum di domenica prossima e da anni porta avanti una battaglia in difesa della Costituzione Repubblicana tanto che, nell’editoriale uscito sul primo numero del 23 settembre 2009, l’allora direttore Antonio Padellaro parlò di un’unica linea editoriale: la Costituzione. Il Fatto Quotidiano ha organizzato per venerdì 2 dicembre una “Woodstock del ‘No’” a Roma a cui hanno già aderito attori, cantanti e personaggi dello spettacolo contrari alla riforma costituzionale approvata dal Parlamento.
Santoro: “mi auguro per loro che vinca il Sì”
E Santoro sembra davvero pensare ad un possibile divorzio con il giornale che ha contribuito a fondare e di cui dispone il 7% delle azioni attraverso la sua società Zerostudio’s. “Se questo loro modo di fare il giornale è determinato dalla passione momentanea per il No, va bene – ha spiegato al Foglio –. Ma se vogliono continuare così, io a che servo? Che ci sto a fare? Anche per la salute del giornale che ho contribuito a fondare, mi auguro che vinca il Sì”. E poi il conduttore televisivo che ha sempre voluto Travaglio nei suoi programmi di approfondimento, è andato direttamente all’attacco del direttore del Fatto sulle posizioni spesso simili tra il giornale e il Movimento 5 Stelle: “Se a Marco dici che è diventato l’ organo di qualcuno, ti spara. C’ è di sicuro una corrispondenza tra lui e il Movimento. Non so quanto organica. Ma c’ è”.
Il rapporto tra i due si era iniziato ad incrinare durante una puntata di Servizio Pubblico di due anni fa quando Travaglio aveva lasciato in diretta lo studio. Poi i due si erano chiariti ma il ritorno in Rai di Santoro ha fatto tornare a galla una diversità di opinioni emersa con il referendum di domenica prossima. Dieci giorni fa, il conduttore televisivo ha scritto un articolo per il Fatto in cui spiegava che “se vincesse il No non ci sarebbe da essere ottimisti” per i suoi risvolti politici. E qualche giorno dopo, in un’intervista a Libero, ha annunciato che andrà a votare ma (“magari”) optando per la scheda bianca perché “anche l’astensione ha un profilo politico”. Posizione opposta rispetto a quella del Fatto Quotidiano.