“Se sarò eletto di nuovo Sindaco di Roma, alla fine di questo secondo quinquennio io avrò concluso la mia esperienza politica. Sì, perchè non bisogna fare la politica a vita” questo fu detto da Walter Veltroni ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa?” l’8 Gennaio 2006, paventando la possibilità di trasferirsi in Africa, continente che ha sempre amato e per il quale si è sempre impegnato molto, sia come Sindaco di Roma che come semplice cittadino. Una frase, tuttavia, che molti pensavano non si sarebbe rivelata veritiera con quella scadenza temporale, visto che Veltroni era, oltre che un politico di rilevanza nazionale, uno dei Sindaci più amati d’Italia (proprio quell’anno fu riconfermato Sindaco di Roma con la percentuale d’elezione più alta mai registrata per un Sindaco di Roma), ed uno dei principali promotori di quel Partito Democratico che circa un anno e mezzo dopo quell’intervista sarebbe nato. Ed infatti, così non è stato, ma farne una colpa di Veltroni è, per usare un eufemismo, una forzatura.
[ad]Già, perchè di lì a poco tempo è successo di tutto: in Aprile Romano Prodi vince le elezioni di soli 24000 voti, da lì il processo per fare il PD si accelera, circa un anno dopo praticamente tutti i principali leader di DS e Margherita vedono in Veltroni il migliore a ricoprire il ruolo di Segretario del nuovo Partito, ruolo che da Ottobre 2007 inizia a ricoprire; nel Gennaio 2008 il Governo Prodi cade in Parlamento e nelle elezioni di Aprile Walter Veltroni è, unanimemente acclamato, il candidato Premier di PD ed IdV (dimettendosi, perciò, da Sindaco di Roma). Una vera e propria escalation che ha, perciò, costretto Veltroni ad accantonare quel suo intento che, forse con un po’ di ingenuità, aveva dato quasi per certo nel Gennaio 2006 da Fazio. C’è però da dire, che fino a questo punto della storia, praticamente nessuno ha detto quella frase che, poco dopo, è diventata una sorta di leitmotiv che segue ad ogni dichiarazione di Walter Veltroni: “Ma non doveva andare in Africa?”. Già, subito dopo, perchè quelle elezioni, nonostante il PD fosse passato da stare sotto il 25% nei sondaggi dell’Autunno precedente al 33,1% delle elezioni, il PD, le ha perse. A testa alta, ma come si sa la politica sa essere cinica, e ci sono sconfitte a cui l’onore delle armi non viene concesso.
Da quel momento, Veltroni, è stato attaccato veementemente dagli avversari interni (più che esterni) su molti fronti, ed il leitmotiv è stato, spesso, questo: “Ma non doveva andare in Africa?”. L’ultima è stata il Segretario della CGIL, Susanna Camusso, ieri, ospite di Giovanni Minoli, che riguardo alcune affermazioni di Veltroni sul mercato del lavoro, prima ancora di rispondere sui temi, come le era stato chiesto, ha voluto anche lei partecipare a questa che ormai è una vera e propria tradizione di tutti coloro che vogliono criticare, in un modo o nell’altro, Walter Veltroni, dicendo che aveva capito che quest’ultimo avesse altri programmi.
Veltroni può piacere o no, le sue affermazioni possono sembrare giuste o no, ovviamente si è liberi di pensarla come si vuole, ma attaccarlo sistematicamente su questa storia dell’Africa, soprattutto se lo si vuole criticare su altri temi, oltre ad essere fuorviante, è abbastanza scorretto.