L’Ucraina non riesce a trovare la pace sperata. La distensione tra Kiev e Mosca – apparentemente a portata di mano dopo l’incontro tra Poroschenko e Putin avvenuto in Normandia – sembra solo un miraggio: il Presidente ucraino, pur intrattenendo un costante contatto telefonico con l’omologo russo, ha condannato fermamente uno sconfinamento in territorio ucraino di tre tank di Mosca che, d’altra parte, continua a negare il finanziamento, la collaborazione, il fiancheggiamento dei separatisti e ribadisce di aver aumentato il controllo sulle proprie frontiere.
Ad aumentare la tensione anche la questione del gas: Gazprom non ha accettato quello che è stato definito un “ricatto” delle autorità ucraine; il 16 Giugno, Kiev, dovrà “staccare un assegno” da 1951 miliardi di dollari, altrimenti, la minaccia di Mosca – chiudere il rubinetto del gas: che dall’Ucraina transita verso l’Europa – diventerà concreta.
Poroschenko, cerca ancora di imprimere sulla situazione quella svolta che ci si aspettava da lui, aveva annunciato la fine di scontri entro questa settimana; al momento, però, si registra soltanto una sempre più forte resistenza alla repressione governativa nelle zone dell’est ucraino. Il nuovo Capo dello Stato si era proposto, sia ai suoi elettori sia alla comunità internazionale, come l’uomo più adatto per risolvere i gravi problemi del suo paese, attraverso il dialogo e la mediazione, tuttavia, da Slovyansk, roccaforte separatista, alcune fonti riportano un retroscena che, se confermato, sarebbe raccapricciante.
I residenti di Slovyansk – avrebbero anche filmato l’accaduto e i video stanno già rimbalzando sulla rete – sostengono di essere stati bombardati dalle truppe di Kiev con bombe diverse da quelle “comuni”: i testimoni riferiscono di aver visto bruciare, il suolo colpito nei pressi di un villaggio vicino, per 40 minuti, ancora nei giorni successivi, molti abitanti hanno accusato diversi problemi polmonari dovuti alla combustione.
Jen Psaki, portavoce del dipartimento di Stato USA, prima ha avallato l’ipotesi che un tale attacco fosse stato condotto dai russi poi ha escluso che armi incendiarie – si pensi al napalm o al fosforo bianco – siano state usate contro i civili dai militari ucraini: a Slovyansk le zone residenziali sono bersagliate dall’artiglieria dell’esercito di Kiev da settimane.
“Siamo molto preoccupati dalle notizie che sentiamo, secondo cui le forze armate ucraine utilizzano bombe incendiarie e alcune altre armi indiscriminate – ha affermato il ministro degli Esteri russo Lavrov – queste notizie debbono essere immediatamente vagliate”.
Giovedì la Russia ha presentato una bozza di risoluzione al Consiglio di sicurezza dell’ONU che condanna gli attacchi indiscriminati contro i quartieri residenziali e le strutture civili nell’Ucraina sudorientale, ha rivelato Vitaly Churkin, ambasciatore russo all’ONU. Ha altresì espresso apprensione sui reportage che riferiscono l’utilizzo di munizioni vietate, comprese le bombe incendiarie, nel corso della repressione militare.
Si allontana la pace, si allontana un “cessate il fuoco” duraturo, questa è la sensazione: a maggior ragione dopo che il ministro della Difesa ucraino, Mikhail Koval, nella riunione del Consiglio dei Ministri del 10 giugno, ha annunciato che verranno istituiti “speciali campi di filtraggio” per permettere di individuare tutti coloro che hanno partecipato alle rivolte nel sud-est del paese (tutti i maggiorenni, maschi e femmine), per poi avviare la loro “ridislocazione” in altre zone del paese.
Guglielmo Sano