“Ho detto che dopo il 4 dicembre prenderò con calma una decisione, se continuare o meno l’attività politica o tirami addirittura fuori dalla politica”. Lo ha affermato ieri Silvio Berlusconi a Cartabianca, trasmissione condotta da Bianca Berlinguer su RaiTre.
Non è la prima volta che l’ex premier parla dell’eventualità di un addio alla politica. La sentenza di Strasburgo tarda ad arrivare e il premier deve fare i conti anche con il fattore tempo. Ottant’anni di cui venti passati in politica pesano su un fisico logorato da mille battaglie.
E le lacerazioni sempre più evidenti in Forza Italia, tra chi vuole le primarie di centrodestra e chi invece le osteggia, rischiano di portare il partito alla dissoluzione o all’irrilevanza politica.
Per questo per il Cavaliere è cruciale l’esito del referendum costituzionale. Dovesse vincere il No, Berlusconi potrebbe tornare al tavolo delle trattative per modificare la legge elettorale in chiave proporzionale disinnescando quindi due mine che prendono il nome di Movimento 5 Stelle e Matteo Salvini.
Il leader della Lega è il nemico interno da prendere di petto subito. Ha lanciato la sua Opa sul centrodestra e indetto le primarie che fanno gola anche a Meloni, Fitto e Toti. L’ex premier con loro usa il bastone e la carota. “Se non accettassero di far parte della coalizione di centrodestra, cosa che escludo assolutamente, diventerebbero semplicemente irrilevanti” mentre le primarie “se fossero regolate per legge parteciperei. Altrimenti sarebbero solo una farsa”.
Perchè, appunto, “un leader viene dal basso, lo decide e lo sceglie la gente. Non ho in mente nessun nome, ho in mente me stesso, se ancora resterò in campo”. Parole che confermano che il finale di partita per il Cavaliere appare ancora lontano.