Referendum costituzionale: Renzi e le quindici bufale
A cinque giorni dal voto, Matteo Renzi torna a giocarsi la carta della diretta facebook. Come annunciato pochi giorni fa, presenta – in streaming – il suo kit anti-bufale. Sono quindici quelle che Renzi definisce bufale. Vediamo quali.
Le “15 bufale” (secondo Renzi) sul Referendum Costituzionale. I primi 10 punti
Senato: Renzi comincia dall’elezione diretta dei senatori (1), che secondo i sostenitori del ‘No’ saranno dei nominati. Il premier ricorda che saranno scelti tra i consiglieri regionali (questi si, eletti direttamente dalla cittadinanza). Passa all. art.70, ritenuto troppo lungo e complesso dai sostenitori del ‘No’ (2). Per Renzi la lunghezza non è un problema. La stessa Germania presenta 6 articoli costituzionali in cui si disciplina il rapporto tra gli enti regionali e centrali. Fa notare il gran numero di commenti che riceve su facebook e dell’incremento delle connessioni allo streaming.
Renzi suppone di smontare il pericolo della deriva autoritaria (3) e del combinato disposto (4) “cambieremo la legge elettorale, ma senza inciuci”. La (5) è il rapporto Stato-Regioni, che per il premier lo semplifica notevolmente, piuttosto che generare contenziosi. Mette la trasparenza (6) sul piatto, tornando al numero di commenti ricevuti ogni secondo sulla pagina. L’insidioso tema dell’immunità parlamentare (7) viene meno – secondo il primo ministro – in quanto diminuisce il numero di senatori che se ne beneficeranno. E ancora, sostiene che ci saranno risparmi (8) da mezzo miliardo di euro. La bufala d’oro (definita così da Matteo Renzi) è quella della cessione di sovranità all’UE (9). Ricorda che il cambio di dicitura (da “comunitario” a “Unione Europea”) non presenta alterazioni sostanziali. La decima bufala è la frettolosità (10) della riforma. Per questo ricorda del numero di volte che la riforma è passata da un lato all’altro della Camera e delle Commissioni.
Le “15” (secondo Renzi) sul Referendum Costituzionale. Gli ultimi 5 punti
Tra le ultime cinque bufale sul referendum (sempre secondo l’opinione di Renzi) vi si trovano il processo di raccolta firme e proposizione dell’istituto referendario e delle iniziative di legge popolare. “In ambo i casi”, afferma il Premier, “non cambia nulla. Ma attenzione alle firme: devono essere vere, non copiate” ammiccando ai 5 Stelle. Renzi chiude la sua personale serie di bufale e contro-bufale con i decreti legge a data certa, le presunte irregolarità sul voto estero. La chiusura è per la riforma della Pubblica Amministrazione, o riforma Madia.
Renzi tra bufale, contro-bufale e ulteriori bufale
Le bufale o le esagerazioni, in questa campagna referendaria, ci sono state sia da una parte che dall’altra. Il premier prova a dire la sua su alcuni dei punti più criticati della riforma. In alcuni casi, la difesa gli riesce bene (come per la bufala d’oro, la numero nove) in altre presenta serie fallacità. Il risparmio da 500 milioni di euro è tutt’altro che assicurato. La ragioneria di Stato, per ora, ha confermato solo i 57,7 milioni risparmiati con il nuovo Senato. E ancora, l’elezione dei senatori di cui parla (che per Renzi rimane diretta) passa, in realtà, attraverso un sillogismo, piuttosto che attraverso una vera elezione in cui i cittadini dispongono di una scheda con i candidati senatori.