Referendum Costituzionale: analisi sull’affluenza del voto estero
Referendum Costituzionale: analisi sull’ affluenza del voto estero
Giungono i primi dati ufficiali su questo referendum costituzionale, fondato sulla campagna elettorale più lunga della storia repubblicana. Come riportato in primis da Repubblica (che abbiamo redarguito pochi giorni fa per un maldestro errore, proprio sul voto estero) l’affluenza al voto si è attestata attorno al 40%. Un dato inusitatamente elevato che va oltre le previsioni dello stesso Renzi. Cosa ci indica questo alto livello di partecipazione?
Referendum costituzionale, voto estero: tre fattori neutrali che spiegano l’incremento naturale dell’affluenza
Secondo Repubblica, si stima che circa il 65% delle schede provenienti dall’estero tornerà in patria con una croce apposta sul ‘Si’. Se è vero che un elevato livello di partecipazione (almeno nelle politiche) favorisce tendenzialmente la sinistra e i progressisti, bisogna essere estremamente cauti nel caso di questa storica consultazione referendaria. Ci sono tre motivi che spiegano l’incremento naturale della partecipazione, indipendentemente dalla preferenza espressa dagli elettori.
- L’incertezza del risultato. Quanto più è incerto un risultato elettorale, tanto più la percezione dell’importanza del proprio voto aumenta. Per quanto il ‘No’ fosse avanti in tutti i principali sondaggi (prima del “blackout”) sembra che il ‘Si’ abbia rimontato proprio nelle ultime due settimane di campagna. Il tour de force di Renzi ha dato i suoi frutti, stando ai cosiddetti sondaggi clandestini. L’esito, quindi, è tutt’altro che scontato. Considerando l’assenza di quorum, e che si tratta di un referendum confermativo, l’elettorato è maggiormente propenso a recarsi alle urne, per la percezione di alta utilità del proprio voto. Ponendo un esempio reale di uno dei pilastri dell’analisi elettorale, vi sono le recenti elezioni americane. In Stati tradizionalmente “rossi” (repubblicani) o “blu” (democratici), la partecipazione è stata molto più bassa rispetto a quella degli Swing State.
- Il focus sul voto estero. Mai come in questo caso, il voto estero è stato al centro dell’attenzione mediatica. L’incertezza del voto all’interno dei confini ha fatto sì che ambo i bandi concentrassero i loro sforzi sul voto degli italiani all’estero. Una tale esposizione mediatica ha fatto sì che l’elettore residente (stabilmente o temporaneamente) all’estero, abbia preso coscienza sul tema. La stessa campagna elettorale dei due partiti maggiori, PD e M5S, si è concentrata – specialmente a novembre – sul voto estero. Non sono mancati, poi, gli scambi di accuse sulla regolarità del voto. Il sistema attualmente adottato, tuttavia, vige dal 2001. E allora, come mai le modalità del voto estero non sono mai state al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica? La risposta è semplice: il voto estero non è mai stato valorizzato come in questa occasione. Ciò ha permesso di scoperchiare il “vaso di Pandora” del voto estero e aprire il dibattito su un tema ancora poco considerato.
- La proroga per richiedere di votare dall’estero. Altro elemento centrale e imprescindibile è stato il prolungamento dei tempi per poter chiedere di votare dall’estero. Per milioni di italiani residenti temporaneamente all’estero, la posticipazione della scadenza per il tramite (normalmente fissato a due mesi prima della votazione) ha permesso a molti cittadini di potersi informare sul procedimento per richiedere di votare lontano da casa. La campagna referendaria è entrata nel vivo negli ultimissimi mesi, da ottobre in poi. L’attenzione mediatica (riservata al maggior impegno elettorale della nostra storia recente) ha fatto il resto, incentivando gli italiani alla partecipazione.
Stime di Repubblica non affidabili
Ciò che pone Repubblica di rilievo è la percentuale bulgara del ‘Si’ nel voto estero, che toccherebbe il 65%. Non c’è nessuna maniera di sapere effettivamente che il risultato delle schede estere vada in quella direzione. Lo spoglio del voto estero avverrà contestualmente con lo scrutinio ordinario per gli italiani che hanno votato in territorio nazionale. Pertanto, è una stima che lascia il tempo che trova (considerando anche una forbice inverosimilmente amplia). Anche se il ‘Si’ fosse in vantaggio (e in questo vari sondaggi concordavano che, all’estero, ci fosse una leggera tendenza per l’opzione governativa) la partita resterebbe apertissima con il voto di domenica.
Mancano poche ore e poi, silenzio. Finirà il bombardamento di notizie, bufale e contro-bufale, sia da una parte che dall’altra. Forse, allora, gli ultimi indecisi (che sembrano non essere pochi) nella quiete pre-elettorale, riusciranno ad intendere dove si poserà il segno della grafite.