“Se vince il No credo che Renzi andrà dal Capo dello Stato a rassegnare le dimissioni”. Ci aveva provato per settimane a “spersonalizzare” il referendum di domani, Matteo Renzi. Ma proprio nel giorno di chiusura della campagna elettorale, dal suo fedelissimo Graziano Delrio arriva una doccia gelata per il premier che in questi giorni sta chiedendo continuamente di decidere “in base al quesito” e non sugli esiti politici e finanziari interni ed esterni all’Italia. Ieri, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha ribadito almeno due volte – prima a Radio Cusano Campus e poi a Cartabianca – l’ipotesi di dimissioni del premier in caso di vittoria del “No” domenica. “Andare al Quirinale se dovesse vincere il no sarebbe un atto di onestà nei confronti dei cittadini” ha detto Delrio alla radio.
Delrio: dimissioni non una minaccia ma coerenza
In serata, poi, dagli studi di Rai 3 il Ministro ci ha tenuto a precisare il concetto: “non è una minaccia, ma coerenza. Nel 2012 perdemmo le primarie con Bersani e lo ammettemmo. Non siamo tra i politici che dicono abbiamo quasi vinto. Se vince il No, credo che Renzi andrà dal capo dello Stato a consegnare la sua disponibilità”. Lo scenario delle dimissioni del premier, con conseguente crisi di governo, circola da un po’ tra i palazzi romani e non solo. Nonostante i passi indietro delle ultime settimane, sembra davvero difficile che Renzi decida di restare al suo posto in caso di bocciatura di una riforma su cui lui e il suo governo hanno puntato tutto. In quel caso, toccherà al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dare le carte con due scenari possibili: ridare l’incarico a Renzi per fare una nuova legge elettorale ed andare al voto o affidarlo ad un “tecnico” – da Padoan a Calenda, passando per Grasso o lo stesso Delrio – per portare il Paese a elezioni nella primavera del 2017.
domenica votate con la testa e non con la pancia sulla Costituzione #cartabianca #iovotosi
— Graziano Delrio (@graziano_delrio) December 2, 2016
Il tentativo (fallito) di “spersonalizzare” il referendum
La “personalizzazione” del referendum costituzionale è stata definita come un “errore” dallo stesso Presidente del Consiglio che poco meno di un anno fa aveva annunciato di voler “lasciare la politica” in caso di vittoria del “No”. Da quel momento in avanti, tutti i sondaggi hanno rilevato una crescita esponenziale dei contrari alla riforma costituzionale. Questo bacino di elettori andrà a votare domenica non tanto sul merito del quesito quanto sull’esecutivo guidato dall’ex Sindaco di Firenze. E anche per questo negli ultimi due mesi di campagna elettorale Renzi ha tentato di fare un passo indietro: “comunque vada si vota nel 2018” aveva detto il premier a fine agosto, facendo balenare l’ipotesi di restare a Palazzo Chigi anche in caso di vittoria del “No”. Nelle ultime settimane, poi, a chi gli chiedeva di fare un po’ di chiarezza sul suo futuro il premier glissava e rispondeva puntando sul merito del quesito referendario (nonostante si siano sprecati i retroscena di possibili dimissioni sia in caso di vittoria del “Sì” che del “No”). Una cosa è certa: se dovessero prevalere i “No”, Renzi ha già la lettera di dimissioni in tasca. Parola di Graziano Delrio.