Referendum Costituzionale: i dati sul voto. Tutte le province del Sud per il No
Sappabiamo già perfettamente il risultato finale in numeri aggregati. Una distanza di 6 milioni di voti tra le ragioni del Si e del No. In termini percentuali, si tratta di 59,1 a 40,9. Oltre 18 punti di differenza che indicano la sconfitta su tutti i fronti del premier Renzi – che ha già annunciato le dimissioni -. Evidentemente, la personalizzazione del referendum, ancor prima che i contenuti della riforma, hanno inciso sul risultato finale. Di fatti, secondo una rilevazione fatta da Quorum per Sky Tg24, circa un 46% di coloro che hanno votato ‘No’ lo hanno fatto per esprimere un giudizio politico, piuttosto che contenutistico. Questo valore scende al 24% tra i votanti del ‘Si’. È evidente, quindi, che l’esito della consultazione sia dipeso anche dall’errore fatale del Premier di voler trasformare il referendum in plebiscito. Vediamo, allora, il voto per regioni e territori: come ha votato il Sud? Come ha votato il nord?
Referendum Costituzionale: partecipazione record al nord. Maglia nera per la Calabria
Il Nord si è mobilitato in massa per partecipare a questa storica consultazione. Prevalgono i No in quasi tutte le province, fatta eccezione per quella di Bolzano che registra un 63,7% a favore del ‘Si’. Le ragioni con la maggior partecipazione elettorale risultano essere il Friuli-Venezia Giulia e la Regione Veneto. Quest’ultima raggiunge un livello di affluenza estremamente significativo: 76,66%. Ovvero, oltre tre elettori su quattro hanno espletato la loro funzione di cittadini italiani. Le province con maggior affluenza si trovano proprio qui: la “maglia rosa” per la partecipazione va a Padova, con un impressionante 78,90%. Segue – a ruota – Vicenza, con circa mezzo punto percentuale in meno Anche qui, nella regione del Nord-est, il ‘No’ stravince, con un risultato superiore alla media nazionale. Quasi il 62% per il No, contro il 38% per il Si.
Referendum Costituzionale: Sud compatto contro la riforma
È il Sud a trainare con forza e determinazione l’opzione del ‘No’. Dopo un avvio caratterizzato dalla bassa partecipazione (almeno fino alle 12) anche il Meridione ha fatto registrare un aumento importante dell’affluenza (pur non raggiungendo i livelli delle regioni settentrionali). Il dato che risalta maggiormente è che il Si non ha vinto in nessuna provincia del Sud. Emblematico è il caso di Salerno, roccaforte di Vincenzo De Luca (sindaco della città capoluogo per oltre un ventennio). L’attuale governatore della Regione Campania chiedeva un voto clientelare ai fidati colleghi sindaci delle zone del Cilento. Neanche l’ormai già celebre invito a offrire una frittura di pesce è servita a far vincere il ‘Si’ e far arrivare la tanto desiderata pioggia di soldi: anche ad Agropoli il ‘No’ dilaga con un 67% di consensi.
La geografia elettorale del referendum costituzionale: Isole tirano la volata per il ‘No’
Sicilia e Sardegna risultano le regioni con maggior distacco tra Si e No. Per la Sicilia si parla di un 71,58% contrario alla riforma. Ma il record spetta ai sardi, che bocciano sonoramente la consultazione con un 72,22%. Quasi 3 elettori su 4 scelgono l’opzione anti-governativa. Solo la provincia di Sassari non supera la soglia del 70%. Soglia abbattuta prepotentemente anche in due delle maggiori città della Sicilia: Palermo e Catania. Quest’ultima fa registrare un 74,56% di voti a favore del No.
La geografia elettorale del referendum costituzionale, le regioni: 3 per il Si, 18 per il No
Solo tre regioni su ventuno si dichiarano a favore della riforma costituzionale, ormai accantonata. Nessuna regione del Sud ha ceduto alle lusinghe di Renzi, per quanto abbia provato a convincere il Meridione fino all’ultimo giorno di campagna. Pesa lo squilibrio economico, con un Sud che stenta a ripartire e che non si è visto beneficiato dalle grandi riforme renziane (in primis il Jobs act). Reggono, invece, due roccaforti rosse. Toscana ed Emilia Romagna vanno al fronte del Si, ma con percentuali sicuramente non esaltanti. Specialmente per l’Emilia, il Si ha vinto con meno di un punto percentuale di differenza. Renzi è andato bene nella sua Firenze, ottenendo il 57,7% a favore della riforma.
La geografia del referendum costituzionale: il Sud tira la volata al No, ma il dissenso raggiunge tutta la penisola. La palla passa alle istituzioni
Alla fine, anche il Nord (maggior beneficiato dal Jobs Act) ha ‘tradito’ Renzi. Pesa troppo la personalizzazione e alcuni punti poco chiari e discutibili (a detta anche degli stessi esponenti PD). La sconfitta è stata pressocché totale, pur con l’attenuante che, di contro, Renzi aveva l’esercito delle opposizioni, unite contro un solo nemico comune. Con la debacle elettorale e l’accettazione del verdetto delle urne, Renzi si dimette quasi immediatamente, tenendo fede alle sue parole. il Paese vive una nuova fase di massima incertezza. È il momento di raccogliere i cocci e recuperare l’unità perduta attraverso le divisioni provocate da questo storico referendum. La palla ripassa alle Istituzioni e agli esponenti politici: da Mattarella al PD, dalla Lega al M5S, fino allo stesso Renzi. Pur rinunciando alla carica di premier, rimane Segretario generale del partito.