Denis Verdini è l’altro sconfitto del voto di ieri. L’ex plenipotenziario berlusconiano che con ALA ha puntellato e salvato in diverse occasioni il governo Renzi deve issare bandiera bianca.
Senza il premier fiorentino, vero artefice dell’intesa tra verdiniani e maggioranza, il potere contrattuale di Verdini si ridimensiona enormemente. Considerato un virus dalla sinistra Pd poco incline a scendere a patti con un personaggio scomodo come lui (coinvolto in sei processi, di cui uno andato in prescrizione), il politico toscano ha ammesso ieri sera la sconfitta ma anche assicurato che i voti del suo schieramento “non sono mancati”.
Verdini sperava in cuor suo in un altro risultato così da poter ottenere finalmente la green card da Renzi per entrare finalmente nella compagine governativa (il ruolo di Enrico Zanetti, ex Scelta Civica, non fa testo). Eppure ieri, accertata la sconfitta, ha negato tutto “Non ho mai detto che in caso di vittoria del referendum sarei andato al governo. È una falsità. Io non avrei mai voluto fare il ministro”.
Verdini, e ora?
Il Corriere della Sera scrive che se l’esito del referendum costituzionale fosse stato diverso, Renzi avrebbe presentato a Forza Italia il Verdinellum, una modifica alla legge elettorale che consiste in un misto maggioritario e proporzionale, con premio di maggioranza alla coalizione.
E’ probabile che questa modifica venga stralciata, oppure ripresa dal nuovo inquilino di Palazzo Chigi per mandare in porto una nuova legge elettorale che consenta di andare al voto in tempi rapidi. Quel che è certo è che anche ALA ora sta vivendo un momento delicato, tra chi cerca dove spira il vento e chi sta pensando di ritornare all’ovile.