La Toscana alla fine non ha tradito Matteo Renzi. Insieme a Emilia Romagna e Trentino Alto Adige infatti anche la Regione di origine del Presidente del Consiglio ha votato in maggioranza per il “Sì” al referendum costituzionale. L’affluenza è stata – e lo è tradizionalmente – molto alta, attestandosi al 74,45% (terzo posto dopo Veneto ed Emilia Romagna). Ma nella regione rossa per eccellenza, il “Sì” non ha vinto dappertutto: tra i dieci capoluoghi di provincia a Grosseto, Livorno, Lucca e Massa-Carrara ha prevalso il “No”. Inoltre, proprio dalla Toscana potrebbe uscire il nome del nuovo segretario del Partito Democratico: quell’Enrico Rossi (oggi Presidente della Regione) che è stato il primo a candidarsi ufficialmente per la Segreteria.
E’ Firenze la roccaforte di Renzi
Nella Toscana del premier sei capoluoghi di provincia hanno votato in maggioranza per il “Sì” e i restanti quattro per il “No”. Quelli in cui lo scarto tra i due fronti è stato maggiore sono Firenze e Siena. Matteo Renzi, al contrario di Bersani nel 2013, si può quindi almeno consolare della pesante vittoria ottenuta nella sua città dove lo scarto tra il “Sì” e il “No” è stato di circa 15 punti (57-42%). Distacco che aumenta ancora di più nei due comuni dove il premier è nato e ha il domicilio, ovvero Rignano sull’Arno (58-41%) e Pontassieve (62-37%). Dall’altra parte, a Laterina e a Fivizzano – i comuni di nascita di Maria Elena Boschi e Denis Verdini – i “No” hanno prevalso.
Referendum, il “No” della costa toscana
Hanno tradito il premier invece Livorno e Grosseto, due città della costa con tradizioni diverse ma che in comune hanno la sconfitta cocente del Partito Democratico alle ultime elezioni amministrative. Da una parte Livorno che nel 2014 ha eletto per la prima volta nella sua storia un Sindaco non espressione del centro-sinistra, ovvero Filippo Nogarin (M5S). Dall’altra Grosseto, che negli ultimi vent’anni ha conosciuto una virata a destra dopo cinquant’anni di predominio rosso, culminata con l’elezione di Vivarelli Colonna nel giugno 2016.
La Toscana quindi come croce e delizia del premier. Perché se è vero che la Regione rossa può vantare un primato a livello nazionale nel fronte dei “Sì”, dall’altra parte potrebbe esprimere il primo vero avversario di Renzi alla segreteria del PD. Enrico Rossi, infatti, è un’espressione concreta – ma non si sa quanto credibile – di quella minoranza dem che dal referendum di ieri esce sicuramente più forte. Tanto che, proprio Rossi è stato tra i primi a prendere le distanze dal Presidente del Consiglio, prima ancora che quest’ultimo si presentasse in conferenza stampa a Palazzo Chigi: “Si è espresso un giudizio anche su Renzi, a causa dell’errore di personalizzazione che lui stesso ha ammesso. Ma un’affluenza così alta indica una scelta del popolo tra chi vuole cambiare e chi vuole conservare la Costituzione”.