Ieri sera il premier ha dovuto cedere alle insistenze del presidente della Repubblica. E così Matteo Renzi, dopo solo 24 ore dalle annunciate dimissioni in tv, ha fatto marcia indietro e rimarrà al suo posto almeno fino all’approvazione della legge di Bilancio. Un iter veloce che dovrebbe concludersi già questo venerdì.
Il capo del governo aveva confermato le sue dimissioni nel Consiglio dei ministri che si era tenuto ieri nel pomeriggio ma Sergio Mattarella ha scombinato i suoi piani. Che sono in sintesi questi: lasciare il governo, il Parlamento, ma anche la segreteria del Pd.
Un’intenzione quest’ultima confidata ai fedelissimi la sera stessa della batosta referendaria e riportata da numerosi giornali. Il premier dimissionario vuole staccare da tutto e tutti. Oggi La Stampa parla addirittura di un anno sabbatico
Mollare – oltre la poltrona a palazzo Chigi anche quella da segretario del Pd – questo è il vero desiderio del premier. Il quale confida a Mattarella qual è adesso il suo sogno segreto: «Mi piacerebbe staccare per davvero, prendermi un sabbatico, magari un anno negli Stati Uniti, ma i miei amici del Pd non me lo permettono».
E infatti all’interno del Pd sono in molti a chiedere al segretario di restare e continuare la sua battaglia riformista. Come il fedelissimo Luca Lotti che non a caso su twitter ha scritto “Tutto è iniziato col 40% nel 2012. Abbiamo vinto col 40% nel 2014. Ripartiamo dal 40% di ieri!”.
Tutto è iniziato col 40% nel 2012. Abbiamo vinto col 40% nel 2014.
Ripartiamo dal 40% di ieri!— Luca Lotti (@LottiLuca) 5 dicembre 2016
Parole che hanno convinto Renzi. L’ipotesi di anno sabbatico viene infatti accantonata. “Resterò segretario” fa sapere il presidente del Consiglio.
Dopo Renzi c’è Padoan?
Intanto però il premier è costretto a rimanere su una poltrona che non vuole più. Fosse per lui si andrebbe alle elezioni nella prima del 2017. Addirittura a febbraio se si avvera la previsione fatta da Angelino Alfano. Intanto però bisogna portare al traguardo la legge di Bilancio. Poi è probabile l’istituzione di un governo tecnico, magari a guida Padoan in modo da rassicurare Bruxelles. Ipotesi quest’ultima, riportata dal Corriere della Sera.
Nell’ottica renziana, un esecutivo dai confini circoscritti permetterebbe ad alcuni collaboratori di restare a Palazzo Chigi: ad esempio il sottosegretario Luca Lotti, in vista di una serie di nomine strategiche a primavera. Su questo sfondo, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sarebbe la soluzione naturale, anche per le garanzie che offrirebbe alla Ue: sebbene le opposizioni lo vedano solo come la continuazione del governo Renzi.