Elezioni Italia 2017: Renzi propone il 24 settembre, ma lo stallo in casa PD avvicina i vitalizi
L’ipotesi paventata da Renzi e Alfano per andare alle urne già a febbraio è saltata senza troppo clamore. La Consulta si è espressa nell’ultima settimana di gennaio in merito ai criteri di costituzionalità dell’italicum, bocciando il ballottaggio e salvando il premio di maggioranza fissato al 40%. L’attuale consultellum è immediatamente applicabile ma i partiti discuteranno della nuova legge elettorale già da fine mese.
Elezioni Italia 2017: la discussione interna al PD
In un primo momento, si era pensato di andare alle urne già a giugno, ma i tempi sembrano più lunghi del previsto. Una delle cause principale di questo ulteriore rinvio sulla tabella di marcia si deve ai contrasti interni al PD – sempre più frammentato in correnti e sottocorrenti – che debilitano il partito dal punto di vista elettorale. In occasione della “direzione PD”, Matteo Renzi ha rivelato i suoi progetti per il futuro più prossimo. Nonostante la legittimità del governo Gentiloni, l’ex premier lancia la proposta di celebrare le elezioni in concomitanza con le elezioni tedesche. E la data, 24 settembre 2017, sembrava quella giusta. Tuttavia, considerando le date fissate per il Congresso del PD e le primarie per trovare il nuovo segretario generale del partito (con sfida a tre tra Emiliano, Renzi e Orlando), i tempi sembrano allungarsi ulteriormente. Il governo Gentiloni – finora rimosta all’ombra dell’ex-premier, che ha cercato di forzare le scelte dell’ex ministro degli esteri – cerca di riprendersi la scena e attuare in autonomia, assicurando la massima legittimità del proprio mandato. L’obiettivo, per Paolo Gentiloni, rimane quello di arrivare alla scadenza naturale della legislatura. Ipotesi sempre più realistica che avvicina anche lo scatto dei vitalizi per centinaia di Deputati e Senatori.
Ma ripercorriamo le varie tappe che hanno portato alla situazione attuale.
Elezioni Italia 2017: le possibili date
Dallo storico voto di febbraio 2013, dal quale il Paese uscì spaccato in tre parti (tra M5S, coalizione di centrosinistra e coalizione di centrodestra) l’Italia ha visto la successione di due governi diametralmente opposti. Uno, quello delle larghe intese e del compassato Enrico Letta. Non durò nemmeno un anno: Renzi preparava il terreno per prendersi la poltrona più ambita. A una settimana dal lancio dell’hashtag #Enricostaisereno, il fiorentino silura Letta con una votazione interna al Congresso del PD.
Da quel momento (febbraio 2014) si cambia di registro. Renzi corre e porta a termine molte riforme. La più importante sul piano politico, però, la perde con fragore roboante nel dicembre 2016. Sceglie di annunciare le dimissioni in streaming, in nottata. Il giorno dopo (5 dicembre) si presenta da Mattarella che lo ammonisce e non ammette le dimissioni immediate. Anche perché c’è un bilancio da approvare e la necessita di evitare pericolosi vuoti governativi.
Le alternative sono più che conosciute: dal ministro Padoan per il governo tecnico, al presidente del Senato Grasso per un governo di scopo basato nella riforma della legge elettorale. Anche l’ipotesi Franceschini sembra prendere piede, ma alla fine la spunta la via Gentiloni, con un esecutivo molto simile a quello uscente.
Tuttavia, l’attuale premier potrebbe provare a riprendersi la carica più importante del Paese passando, questa volta, dal portone principale. L’arma da sfoderare è il congresso del PD. Con il rinnovo delle cariche interne, Renzi sarebbe disposto a giocarsela nuovamente, provando ad estromettere l’ala più dissidente del partito. Se riuscisse a ottenere nuovamente la segreteria, si lancerebbe prepotentemente per le prossime elezioni politiche. Che nei piani iniziali dell’ex premier avrebbero potuto celebrarsi “già tra gennaio-febbraio“. Tempi strettissimi, che non avrebbero dato l’opportunità al centrodestra di organizzare la propria coalizione, né di celebrare le primarie (previste per il 5 marzo).
Elezioni Italia 2017: Italicum alla Camera e Consultellum al Senato
Il resto è storia odierna. Con il naufragio dell’ipotesi del voto immediato e la guerra all’ultimo sangue all’interno del PD. Con l’ultima offensiva di Renzi, fermamente intenzionato a non farsi logorare sino alla scadenza naturale della legislatura.
Lo scoglio principale – oltre alle diatribe interne al PD – resta sempre il solito: la legge elettorale. La “maggioranza delle opposizioni” (Lega Nord, Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia) vorrebbe elezioni immediate. Più cauto, invece, il gruppo di Forza Italia, che chiede al PD di fare una nuova legge elettorale prima di tornare alle urne. Solo la risoluzione di questo dilemma potrà rendere più chiare le idee in merito alla data di chiusura dell’attuale legislatura.