Ancora una volta i sondaggi non sono riusciti ad azzeccare il risultato del referendum costituzionale. O meglio, lo hanno azzeccato solo per metà (avevano previsto la vittoria del No ma non lo scarto del 20% sul Sì).
Chi invece è riuscito ad indovinare l’esito della consultazione sono state le società che analizzano i flussi social-web. Come Blogmeter che due giorni prima del voto aveva pubblicato un’analisi nella quale emergeva chiaramente un rapporto di 60/40 tra i sostenitori dei due fronti.
Analisi che ha preso in esame il periodo dal 24 settembre al 4 dicembre, nel quale sono stati raccolti “oltre 4,5 milioni di messaggi pubblici sul tema referendum, lasciati da più di 920 mila utenti, che hanno generato 29 milioni di interazioni sui social media (like, retweet, commenti, visualizzazioni, ecc…) e 375 milioni di visualizzazioni. Si è trattato di un’analisi che ha riguardato tutto il web e non solo Twitter”. L’analisi, manco a dirlo, prevedeva la vittoria dei No sui Sì per 60 a 40. E così è stato (quasi).
Ad azzeccare il risultato referendario è stato anche Alex Orlowski esperto di marketing politico digitale per la Wom, Water on mars, che su twitter aveva scritto “Vince il no al 58 per cento”. In un’intervista al Corriere della Sera, Orlowski ha spiegato il suo metodo di analisi. Per arrivare a quel dato abbiamo analizzato 3,3 milioni di interazioni. In soli due giorni”. Il tutto grazie ad un tool di Big Data Analytics. “Incrociando tra loro le informazioni raccolte, analizziamo il sentiment in tempo reale”. Da qui il risultato finale.
Referendum, le incognite
Quindi i sondaggi sono da mandare in soffitta? Non proprio. Le rilevazioni clandestine avevano predetto la vittoria del No, ma l’alta quota di indecisi e le diverse incognite che incombevano sul referendum hanno reso difficile la previsione del risultato finale.