Finita la direzione del Pd, Matteo Renzi è andato al Quirinale per rassegnare le proprie dimissioni. “Non sono io a decidere. Devono essere i partiti, tutti i partiti, ad assumersi le loro responsabilità. Il punto non è cosa vuole il presidente uscente, ma cosa propone il Parlamento” ha scritto poco prima in una Enews, la prima dopo il referendum.
Secondo indiscrezioni riportate dal Corriere, Matteo Renzi avrebbe in mente 3 date per le politiche: “19 o 26 marzo, al massimo, 2 aprile”. Secondo il quotidiano, questo ci sarebbe scritto su un foglietto lasciato dal premier dimissionario sulla sua scrivania di Palazzo Chigi.
Il Senato ha approvato tutta la legge di Bilancio con 166 sì, 70 no e 1 astenuto. La manovra è dunque legge. Dopo l’approvazione della legge di Bilancio, il premier Matteo Renzi, con un tweet, ha annunciato che alle 19 salirà al Quirinale per rassegnare le sue dimissioni formali. L’opzione principale per il Colle sembra ora quella di un governo istituzionale che si faccia carico, in virtù di un largo consenso, dell’approvazione di una nuova legge elettorale. Tuttavia, non si può escludere un Renzi-bis.
Legge di bilancio approvata. Alle 19 le dimissioni formali. Grazie a tutti e viva l’Italiahttps://t.co/PLsLxcrPGS
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 7 dicembre 2016
Dopo il disastroso esito del referendum del 4 dicembre per la compagine governativa, Matteo Renzi ha deciso di lasciare la carica di primo ministro. Il 5 dicembre Renzi è salito al Quirinale a comunicare la propria decisione a Mattarella che, formalmente, gli ha chiesto di rimanere in carica fino (almeno) all’approvazione della legge di bilancio. Ieri, 6 dicembre, il premier ha accolto la richiesta di Sergio Mattarella, pur manifestando la propria intenzione di lasciare immediatamente dopo.
Renzi potrebbe salire al Quirinale subito dopo l’approvazione
I tempi sono stretti, strettissimi. C’è chi pensa di andare al voto già a gennaio/febbraio (ipotesi paventata dallo stesso Renzi e Alfano). Per facilitare questa opzione, il premier cerca di bruciare le tappe, rassegnare immediatamente le dimissioni e, al contempo, riconquistare la segreteria di partito. Oggi stesso si celebra la direzione nazionale del PD. I contrasti interni sono ai loro massimi livelli, e c’è chi ha intenzione di esautorare Renzi una volta per tutte. Il fiorentino, però, continua a godere dell’appoggio di molti esponenti del partito democratico. Contestualmente all’approvazione della legge di bilancio, quindi, la direzione PD di oggi giocherà un ruolo decisiva in questa partita ormai infinita, che è andata molto più in là della riforma costituzionale.