M5S, Di Battista e il referendum sull’euro: una scelta elettorale
M5S: Di Battista e il referendum sull’euro. Possibile o no?
Alessandro Di Battista (figura di spicco del Movimento 5 Stelle) ha proposto un referendum sull’euro. Come in molti hanno segnalato, l’istituto referendario non può essere adottato per determinate tematiche. In primis, non esiste ancora nessun referendum propositivo. Può essere abrogativo (su una legge già in vigore) o confermativo (in caso di revisione costituzionale, come quello del 4 dicembre). Il referendum consultivo (o di indirizzo) non è costituzionalmente previsto, seppur vi sia la possibilità – in via eccezionale – di “derogare la Costituzione”.
M5S: il referendum sull’euro è prioritario e fa parte del programma elettorale, ma è una questione prettamente politica
Di Battista ha confermato che il referendum sull’euro sia una priorità per il Movimento 5 Stelle. Considerando l’attuale ordine costituzionale, si evincono immediatamente delle importanti difficoltà tecniche. Tuttavia il vero valore di una consultazione popolare risiederebbe nella sua capacità di legittimare future scelte politiche fondamentali, come l’inizio di un processo di uscita dalla zona euro. Il M5S non propone una uscita totale dall’Unione (sul modello di un hard Brexit).
La dichiarazione di Di Battista – discussa fortemente dai più, per gli evidenti limiti tecnici – ha un valore politico intrinseco, che può far avvicinare l’elettorato più nazionalista ed eurofobico nell’orbita pentastellata. Tuttavia, l’idea di una consultazione, piuttosto che di una uscita certa dalla zona euro, permette al Movimento di non distanziarsi troppo dal centro dello scacchiere ideologico.
M5S: attingere a destra e al centro, sperando nella divisione del centrosinistra
La strategia elettorale del M5S sembra essersi già delineata: il partito di Beppe Grillo punta forte sull’elettorato di destra, propende per il nazionalismo ma non si distanzia totalmente dalle posizioni europee. Il M5S si trova in una “terra di mezzo”, tra una Lega totalmente eurofobica, e un PD accomodante e conservatore. Considerando la centralità che riveste la politica comunitaria, e la sua crescente importanza come fattore decisivo per la scelta politica nel segreto dell’urna, il M5S trascende la propria posizione ideologica – spostata verso destra – e punta alla trasversalità. Da un lato, è una scelta che permette ai 5 Stelle di aprire il proprio ventaglio di opzioni e incrementare la potenziale base elettorale. Dall’altro, può veder vacillare lo zoccolo duro pentastellato e trovare maggiori difficoltà nell’attrarre un certo segmento di elettorato, tanto di sinistra come di destra.