Legge elettorale: e se la soluzione fosse il Democratellum?
L’uscita dalla crisi di governo pare più vicina, ma nell’agenda politica permangono molti temi in grado di condizionare il futuro della legislatura e, fra questi, il sistema elettorale. Il ritorno immediato alle urne è un’ipotesi ormai tramontata dato che, attualmente, sono in vigore due leggi elettorali molto diverse per l’elezione di Deputati e Senatori. Nel primo caso l’Italicum, sistema a base proporzionale ma con premio di maggioranza ed eventuale ballottaggio. Nel secondo caso il Consultellum, ossia ciò che resta della legge Calderoli dopo la sentenza della Consulta: eliminati i premi di maggioranza, il sistema conserva un impianto proporzionale con soglie di accesso piuttosto elevate a livello regionale. Due sistemi quindi incompatibili fra loro che produrrebbero, in definitiva, solo ingovernabilità.
Legge elettorale: e se la soluzione fosse il Democratellum?
Estendere l’Italicum al Senato
Per uscire dallo stallo, il Movimento Cinque Stelle ha subito proposto di estendere l’Italicum al Senato, ma gli ostacoli sono elevati. Il primo di natura meramente politica: l’Italicum, osteggiato fortemente in Parlamento tanto da spingere il governo a chiedere la fiducia per l’approvazione, è stato un argomento di punta contro la riforma costituzionale bocciata il 4 dicembre (benché la legge elettorale sia una legge ordinaria), in quanto ingranaggio di quel “combinato disposto” che avrebbe avuto come esito la concentrazione del potere nelle mani dell’esecutivo. Politicamente è quindi complicato proporre di estendere un sistema di voto che appare indirettamente logorato dal voto referendario.
Approvare una nuova legge elettorale
A ciò si aggiunga un secondo problema, non meno significativo. Come indica il primo comma dell’art. 57 della Costituzione, il Senato è eletto a base regionale. Pertanto, l’estensione dell’Italicum non può prescindere dal dettato costituzionale, e la conseguenza sarebbe la celebrazione di ballottaggi regionali laddove nessuna lista raggiungesse la soglia per l’accesso al premio. Inoltre, le forze politiche ammesse al ballottaggio potrebbero non essere le stesse, ma differenziarsi da regione a regione, con esiti del tutto imprevedibili. Da ciò, due alternative restano praticabili: aspettare la pronuncia della Corte Costituzionale sull’Italicum, oppure approvare una nuova legge elettorale. La Consulta infatti potrebbe dichiarare incostituzionali il premio attribuito al ballottaggio, in assenza di un ammontare minimo di voti conquistato dalla lista al primo turno, e i capilista bloccati (e, forse, anche la candidature multiple).
Democratellum Jolly
Eppure, a prescindere dalla sentenza, se i partiti politici non voglio abdicare al loro compito fondamentale, cioè riscrivere insieme le regole del gioco, dovranno mettersi attorno un tavolo per trovare una soluzione condivisa. Compito arduo certo, poiché un sistema elettorale comporta effetti che possono avvantaggiare alcuni attori politici e penalizzarne altri. Eppure, sul tavolo ci potrebbe già essere un jolly, una carta in grado di favorire l’accordo: il cosiddetto Democratellum, elaborato e presentato tempo addietro dal Movimento 5 Stelle. Si tratta di una legge proporzionale, con circoscrizioni a dimensione intermedia, senza premi di maggioranza ma con soglie implicite in grado di contrastare l’eccessiva frammentazione partitica. I proponenti sostengono, inoltre, che una lista in grado di superare il 40% dei voti potrebbe raggiungere, con questo sistema, la maggioranza assoluta dei seggi. I vantaggi della proposta sono evidenti. La legge infatti è stata preparata da una forza d’opposizione, ed essendo proporzionale potrebbe incontrare il favore dei centristi e di Forza Italia. Inoltre, qualora il Democratellum fosse considerato adatto a tutelare rappresentatività e governabilità, ecco che allora anche il Partito Democratico potrebbe decidere di sostenerlo per sbloccare la partita elettorale.
Davide Biassoni