In queste ore il presidente del Consiglio incaricato Paolo Gentiloni affronta il difficile varo del suo nuovo esecutivo, la selezione del gabinetto dei ministri, i quali saranno chiamati a giurare solennemente al cospetto del Capo dello Stato Sergio Mattarella, e si prepara alla prima fiducia che dovrà ottenere dalle forze politiche riunite in Parlamento. Il nodo gordiano della transizione è stato sciolto con celerità, tuttavia l’esordio del governo è ricco di problematiche endogene ed esogene cui Palazzo Chigi dovrà ottemperare con, se vogliamo, ancor più sollecitudine di quella mostrata negli ultimi convulsi giorni, durante le consultazioni ufficiali, da parte del Quirinale. Non un attimo di tregua dunque né dalle parti di via Sant’Andrea delle Fratte, sede del Pd, né all’interno delle principali sedi istituzionali. Cosa ne è stato, invece, di Renzi? Il ritorno a Pontassieve, scandito e raccontato tramite un post su Facebook, ci informa di un ex premier nuovamente coinvolto dalla quotidianità e dagli impegni famigliari. Eppure, chiunque deducesse da ciò una definitiva uscita di scena, si sbaglierebbe di grosso.
Renzi: Pontassieve come Itaca
Il messaggio di Renzi all’interno del social network riporta quale orario di pubblicazione, l’una e ventisei di notte. Dal corpo del testo non si evince nulla di preciso riguardo alle scelte future di natura politica. Del resto, l’orizzonte dell’attuale (chissà ancora per quanto) segretario del Pd è per adesso un treno ancora in corsa che difficilmente potrà sottrarsi al peso delle proprie responsabilità, per almeno due ordini di ragione: gli equilibri interni del partito che rappresenta e quel bacino di preferenze che, a dispetto di tutto, il Paese ancora gli accorda.
Ad ogni modo, attualmente dominano una struggente narrativa del viaggio di ritorno ad una Itaca ideale (Pontassieve) ed una punta di nostalgia canaglia. “Torno a Pontassieve, come tutti i fine settimana. Entro in casa, dormono tutti. Tutto come sempre, insomma. Solo che stavolta è diverso. Con me arrivano scatoloni, libri, vestiti, appunti. Ho chiuso l’alloggio del terzo piano di Palazzo Chigi. Torno semplice cittadino. Non ho paracadute. Non ho un seggio parlamentare, non ho uno stipendio. Riparto, come è giusto che sia. La politica per me è servire il Paese, non servirsene”.
Renzi: il libro dei mille giorni
Il Corriere ha dato conto della preparazione di un libro concernente l’ultima esperienza di governo. Renzi avrebbe dunque sintetizzato un arazzo di impegni futuri che lo vedrebbero nuovamente in prima linea già a partire dal prossimo gennaio. Nonostante egli insista nel palesare quale impellente questione da dirimere l’amministrazione della “taverna di casa”, “più complicato di gestire la maggioranza”, il quotidiano di via Solferino ha postulato una corposa uscita editoriale, con relativo tour di presentazione, per i primi periodi del 2017.
Un manifesto intellettuale tout court che potrebbe condizionare non poco le composite problematiche interne del Partito democratico, in data odierna è previsto il consesso della Direzione nazionale, specialmente alla luce della paventata fase congressuale.
Riccardo Piazza