Donald Trump, il Cabinet che verrà e l’identikit della squadra presidenziale
Il presidente eletto ha scelto due giorni fa il suo Segretario di Stato, posto chiave dell’amministrazione americana. La scelta è ricaduta su Rex Tillerson, CEO della Exxon Mobil, grande impresa petrolifera operante anche in Russia. Di fatti, Tillerson gode di ottimi rapporti con l’attuale presidente Vladimir Putin. Si può affermare – dalle parole dello stesso Tillerson – che tra i due vi sia una vera e propria amicizia. Il presidente, inoltre, ha premiato l’alto dirigente della Exxon con l’onoreficenza del chiamato “Ordine dell’Amicizia”. Vengono riconosciuti i meriti di stranieri che hanno contribuito attivamente al miglioramento delle relazioni tra la Russia e altri paesi. In questo caso, Tillerson avrebbe avvicinato gli USA alla federazione russa poco dopo il crollo del muro, sfruttando le possibilità dell’apertura al mercato globale del colosso euro-asiatico. Puntuali, sono giunte le critiche da parte del fronte democratico e da chi sostiene la collusione tra il governo russo e il magnate newyorkino per sconfiggere Hillary Clinton
I protagonisti del “Trump’s cabinet”
Tutti i posti principali della nuova amministrazione Trump sono stati scelti. Il magnate si stabilirà nella White House a partire dal 20 gennaio, giorno del giuramento di “The Donald”. Della squadra presidenziale spiccano Reince Preibus, “chiarman” del Grand Old Party. L’alto dirigente del partito repubblicano è stato nominato Chief of Staff (capo dello Staff) e organizzerà l’agenda del Presidente, oltre ad occuparsi dell’organizzazione all’interno della stessa Casa Bianca. Tom Price, alla sanità. Sarà lui l’incaricato di rivedere la riforma sociale principale della presidenza Obama: l’ Obama Care. L’idea è di tornare ad una privatizzazione, pur garantendo incentivi fiscali per la stipula di polizze assicurative. E ancora, al tesoro ci sarà uno squalo della finanza americana nonché ex dirigente di Goldman Sachs, Steven Mnuchin. Rilevanti anche Rick Perry all’energia (negazionista del cambio climatico), il comandante dei Marine John Kelly alla sicurezza nazionale.
Cosa ci dicono le nomine di Donald Trump
I nomi scelti da Trump per formare il gabinetto presidenziale evidenziano la ricerca di un compromesso tra le promesse elettorali e la realtà dei fatti. Trump si è accerchiato di uomini dell’establishment (come Preibus), dell’alta finanza (come Mnuchin) e dell’imprenditoria (lo stesso Tillerson). Concede ben tre posti ai militari e lascia pochissimo spazio alle donne (per ora, solo Betsy DeVos all’educazione e Elaine Chao ai trasporti). Si suppone che il magnate cercherà di perseguire molti degli obiettivi dichiarati in campagna elettorale, ma con maggior realismo (componente che latitava in tempo di campagna elettorale). Ancor più importante, però, è la direzione che sta prendendo la politica estera americana. L’avvicinamento alla Russia e i contrasti con la Cina (per via del “incidente di Taiwan”) aprono a scenari geopolitici inediti. Manca ancora più di un mese al commiato di Obama alla White House ma il tycoon sta già dettando legge sull’azione estera degli States dei prossimi quattro anni.