Breve cronistoria degli insulti a Maria Elena Boschi
La politica, si sa, è da millenni al centro della satira più o meno spinta, che sia da parte di oratori nell’agorà o di giornalisti in televisione. La domanda da porsi è infatti tutt’altro che nuova: qual è il limite fra satira politica ed insulti? L’attuale sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio ed ex Ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, è dal 2014 centro di insulti sessisti o meno che la rendono l’esponente di Governo più bersagliata.
“#Boschidovesei , in tangenziale con Pina” (riferimento a Picerno, deputata Pd). Sono questi l’hastag e il twitt rilanciati nel mese di gennaio 2016 dal mondo grillino e non solo sul social network creato da Jack Dorsey. E’ solo uno, l’ennesimo in verità, insulto sessista nei confronti della Boschi, che vide moltiplicati gli attacchi alla sua persona nei mesi finali di campagna elettorale per il ‘Sì’ al referendum costituzionale celebratisi il 4 dicembre. A denunciare gli insulti sessisti è stata proprio Maria Elena Boschi. Ricevuti da chi? Addirittura da “colleghe pentastellate”, che avrebbero definito l’allora Ministro “un’ ancella e velina”, racconta la politica dem nativa di Montevarchi.
Boschi, la cronistoria degli insulti
Sembra che il mondo del Movimento 5 Stelle ce l’abbia particolarmente con la Boschi, tanto da riservarle il ben servito sin dal 2014, l’anno dell’insediamento di Renzi a Palazzo Chigi: “’Bottana’, ‘Era meglio se facevi la pornostar’, ‘Bella fuori ma putrefatta dentro’, ‘ogni volta che vedo la foto della Boschi mi torna in mente quel t… di Berlusconi, Nicole Smanetti: anche a voi succede la stessa cosa?’, ‘più sono belle e più si ‘vendonò. Boschi dovresti vergognarti!”. Sono solo alcuni degli insulti ricevuti: la localizzazione? I commenti su beppegrillo.it . I commenti, è da sottolineare, non rispecchiano per definizione il pensiero di chi, in questo caso l’ex comico genovese, ha lanciato il post. Sono solo di alcuni utenti del sito.
Ma ce ne sarebbero ancora ed ancora di insulti. Non si tratta però di elencarli e basta. Serve capire qual è l’origine degli stessi per cercare di prevenirli e curarli. Perché l’insulto al prossimo è sempre un errore. Chiudere gli occhi, serrare i pugni e urlare tutto il disprezzo, senza motivazioni alle spalle, rischia di diventare un percorso sempre più utilizzato. Anche perché molto semplice, senza la necessità di dover ragionare, ma spinti da una rabbia che in Italia sembra stia montando sempre più e in più parti del Paese.
Daniele Errera