Gentiloni, esordio al Consiglio Europeo: focus su quote migranti e Turchia
Il nuovo primo ministro italiano esordisce a Bruxelles in un vertice incentrato sulle quote migranti (e accordi di Dublino), situazione turca e sviluppi del Brexit. La sensazione è che Paolo Gentiloni voglia mantenere lo stesso ruolo avuto da Renzi fino al giorno del referendum: critico con le attuali politiche migratorie e con l’attuazione delle stesse. Il premier – come il suo predecessore – non si sbottona su Siria e Turchia, due note dolenti della politica estera europea.
Gentiloni esce ‘sconfitto’ proprio sulle quote migranti: gli accordi di Dublino rimangono inalterati, almeno per i prossimi sei mesi. Nessun colpo di scena, quindi. Il primo ministro italiano assicura che l’UE è in forte ritardo e prova a suonare la carica. Evidentemente, con scarsi risultati (almeno per ora).
L’accoglienza amichevole per Gentiloni, la solitudine di May (UK)
Il premier nostrano è stato ben accolto dai suoi corrispettivi europei. Tanta curiosità attorno a questo nuovo cambio di governo ma, soprattutto, l’intenzione di comprendere le linee guida dell’azione del nuovo esecutivo. Come già affermato, Gentiloni si dimostra perfettamente continuista con la politica comunitaria renziana e il suo governo assume, sempre più, i tratti di una fotocopia.
Se Gentiloni è stato il leader più atteso della giornata, la meno desiderata è stata Theresa May, successore di Cameron, che traghetterà il Regno Unito verso l’uscita dall’Unione. Per la May solo convenevoli. In un vertice in cui si include il tema della Brexit, è chiaro che la leader britannica venga fisiologicamente allontanata. L’art.50 del TUE dovrebbe essere attivato entro marzo. Manca ancora un passaggio, per i conservatori: riuscire ad ottenere l’appoggio dei labour. Corbyn annunciò le sue richieste, puntando su una soft brexit.
Consiglio europeo di transizione, verso un anno difficile
È stato l’ultimo Consiglio di un anno veramente difficile per le istituzioni comunitarie. Il logoramento della loro legittimità va a vantaggio delle forze di destra reazionarie e nazionaliste. Il 2017 sarà caratterizzato dalle elezioni in Francia, in Germania, forse Italia, e dall’inizio del processo formale di Brexit. In tutti i Paesi più importanti (politicamente ed economicamente) dell’Unione, le forze di opposizione e contrarie all’attuale sistema comunitario si rinvigoriscono, forti del vento dell’anti-establishment che arriva da Ovest.
L’ultimo Consiglio europeo è durato più del previsto (è terminato con 4 ore di ritardo) e l’unico vero passo avanti per la questione migratoria, è stato l’accordo con il Niger (Paese di transito) per aiuti economici (sull’ordine di pochi milioni di euro). Si conferma la tendenza dell’Unione a esternalizzare il controllo delle frontiere. Infine, rinnovate le sanzioni attuali contro la Russia per altri sei mesi. Le proteste, da Mosca, non sono tardate ad arrivare.