Il Vaticano è il mediatore più importante dell’America Latina

Pubblicato il 17 Dicembre 2016 alle 12:47 Autore: Alessandro Faggiano
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Il Vaticano è il mediatore più importante dell’America Latina

Ancora una volta, il Vaticano dimostra di avere ancora un ruolo molto importante per le dinamiche politiche internazionali. Con l’avvento di Papa Francesco (al tempo cardinale Bergoglio, Argentina) le missioni della Chiesa in America Latina si sono moltiplicate. Francisco ha sempre un occhio di riguardo verso ciò che succede nel suo Continente: sia per la prossimità con cui ha potuto vivere i drammi della disuguaglianza economica, sia perché – nella fattispecie – sono tempi decisivi per tutta la regione. È il tempo della ‘svolta a destra’ dell’America Latina: cominciata con la caduta del governo di Cristina Kirchner in Argentina, è proseguita con una serie di pesanti sconfitte per la sinistra del XXI secolo. Dalla vittoria dell’opposizione venezuelana al Congresso, passando per la sconfitta di Evo Morales in Bolivia sul referendum costituzionale, fino all’ impeachment di Dilma Rousseff in Brasile.

Contestualmente, l’anno della svolta a destra del Continente è stato anche – se non soprattutto – l’anno della pace in Colombia. Al plebiscito fallito di ottobre, è seguita la rinegoziazione lampo degli accordi di pace. Accordi firmati dal leader delle FARC, Timoshenko, e dal presidente colombiano – nonché fresco Nobel per la pace – Juan Manuel Santos. Se l’accordo tra governo e guerriglieri sembra destinato a concludersi felicemente, rimane pendente l’accresciuta acredine tra Santos e il suo predecessore, Álvaro Uribe Vélez. Proprio per far fronte a questa divisione che potrebbe rallentare l’attuazione dello storico processo di pace, se non addirittura bloccarlo attraverso una mobilitazione civile, Papa Francesco è intervenuto personalmente.

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Il Papa invita Santos e Uribe al Vaticano per una discussione a tre

Papa Francesco ha accolto Juan Manuel Santos nella Santa Sede. Allo stesso tempo, senza avvisare della presenza del rispettivo avversario, Il Pontefice ha chiesto di riunirsi e parlare della delicata situazione che vive il Paese. Il ruolo di mediazione del Vaticano, in questo caso, è stato precisamente di facilitatore: ovvero, aiutare le parti a sedersi allo stesso tavolo. Certamente, la presenza del Sommo Pontefice ha dato uno speciale significato all’incontro. Tuttavia, sembra che le parti siano ancora distanti. Uribe assicura che non è una questione di scontro politico, bensì di patriottismo. Álvaro Uribe non vuole la pace a queste condizioni e non riesce ad accettare l’impunità (almeno parziale) per i guerriglieri. Dall’altro lato, Santos si è sempre professato a favore del dialogo con la sua controparte politica, anche se è evidente che alcune richieste delle FARC sono inconciliabili con quelle di Uribe. Papa Francesco si limita a proporre “un dialogo sincero, in armonia con il momento storico che vive il Paese”.

Papa Francesco e il suo ruolo nella crisi venezuelana

Nonostante l’ultimo inasprimento della crisi politica venezuelana, Papa Francesco è riuscito a riportare la pace per almeno un mese tra le due principali forze politiche. Senza l’intervento del Pontefice, con buone probabilità, avremmo assistito a una crisi istituzionale a partire dal 3 novembre di quest’anno (giorno in cui si sarebbe dovuta celebrare la marcia sul palazzo presidenziale di Miraflores). Il Sommo Padre fa il possibile per far sentire la propria vicinanza alla sua gente, a un Continente perennemente in fermento che non finisce di stupire, nel bene e nel male. Papa Francesco si erge, così, non solo a massima figura morale, bensì si eleva ad attore politico di rilievo. Giocando sul filo della neutralità e della legittimazione spirituale, Francesco prova a sanare le fratture di una dolorante America dall’alto di una posizione privilegiata.

Alessandro Faggiano

Twitter: @AlessFaggiano

L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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