Di Maio: Movimento innocente, tutta colpa della Raggi
Come scontato, anche se non agli occhi dei cinque stelle, la conquista della Capitale da parte del M5S ha inserito il partito di Grillo nel vortice della politica, che si sa, è fatta di pro e contro, virtù e vizi, momenti felici e cadute vertiginose. Ed è proprio a Roma, e non è un caso, che sono associate tutte le grane che il Movimento 5 stelle si trova ad affrontare negli ultimi mesi. E grane crescenti, sempre più grandi e difficili da aggirare.
Di Maio: Movimento innocente, tutta colpa della Raggi
Venerdì mattina Raffaele Marra, ormai ex vice capo di Gabinetto capitolino, viene arrestato. Dopo le dimissioni della Muraro, è il secondo shock per Raggi e giunta in tre giorni. Su Marra, braccio destro del sindaco pentastellato, pende un’accusa di corruzione arrivata in conseguenza di un’indagine iniziata nel 2013, quando Marra era a capo del Dipartimento politiche abitative del comune di Roma, durante la giunta Alemanno. La figura di Marra ha generato polemiche nel M5S fin dalla sua nomina da parte della Raggi. Non appena nominato, la deputata Roberta Lombardi, insieme al resto del minidirettorio romano, si era detta titubante e contraria alla sua entrata in Campidoglio.
“Parla male di Marra solo perché vuole comandare lei!”, commenta la Raggi riferendosi alla Lombardi, che di lì a poco verrà messa fuori gioco. Su richiesta del sindaco, al fine di scongiurare il “poco apprezzamento” del minidirettorio nei confronti di Marra, il 6 luglio Di Maio lo incontra. Marra porta con sé i documenti con tutte le sue denunce, ma illustra anche, nell’ora e mezza successiva, la sua esperienza nell’amministrazione regionale e capitolina. “Se non l’avrò convinta ho qui pronta la lettera di dimissioni”, dice Marra a Di Maio, che intervistato dalla stampa risponde: “È il sindaco che deve scegliere di chi fidarsi”. Marra non si dimette.
Ieri, Di Maio pubblica un post sul blog di Beppe Grillo per aggirare le accuse di quanti lo vogliono responsabile politico dell’entrata di Marra in Campidoglio durante l’amministrazione cinque stelle. Premessa: dopo l’uscita della Lombardi dal minidirettorio romano, il Vice Presidente della Camera diviene la figura garante e di sintesi tra le varie anime dei 5 stelle. Inoltre, dopo la fine dell’esperienza del minidirettorio a settembre, l’influenza di Di Maio sulla politica romana diviene ancora maggiore.
Ma torniamo al post di Di Maio, che scrive: “Il Movimento 5 Stelle ha sempre chiesto di allontanare Raffaele Marra dal gabinetto della sindaca. Lo Incontrai una volta, quando era ancora vice capo di gabinetto, dietro richiesta della stessa Raggi … Durante l’incontro con Marra, di cui anche Davide Casaleggio e Beppe Grillo erano al corrente, svolto nel mio ufficio a Montecitorio con tanto di registrazione all’ingresso, gli riportai che il Movimento non aveva fiducia in lui e che quindi non era il caso che facesse parte del Gabinetto del Sindaco. Ho aggiunto anche che essendo dirigente assunto per concorso non potevamo certo licenziarlo. Lui ci tenne a spiegarmi che le cose che si dicevano sul suo conto non erano vere. Ma il suo racconto non cambiò il mio e il nostro orientamento: non aveva la fiducia del Movimento 5 Stelle, per questo non era opportuno che stesse nel gabinetto del Sindaco”.
Nonostante le “intimidazioni” del Vice Presidente della Camera durante l’incontro di luglio, Marra non si dimetteva, la Lombardi veniva fatta fuori dal minidirettorio, e Di Maio commentava che stava alla Raggi scegliere di chi fidarsi. Prospettiva del tutto cambiata in questi giorni, a 5 mesi di distanza. Il M5S, e Di Maio in prima linea, si spoglia di tutte le responsabilità sul caso Marra, che rimangono solo a capo del sindaco Raggi. Infatti, Di Maio sottolinea “Questo incontro – riferendosi sempre al suo faccia a faccia con Marra a luglio – è servito a rendere chiaro, anche se non ce n’era bisogno, come tutto il Movimento ha sempre chiesto l’allontanamento di Marra e che non ci sia mai stata sponda da parte di alcuno. Marra se ne doveva andare e, con cortesia, glielo dissi in faccia”. Dunque, la responsabilità è solo ed esclusivamente della Raggi, mentre il M5S rimane immune da ogni accusa, e puro si prepara alle nuove elezioni politiche.
Il motto cinque stelle “l’uno vale uno”, trasposto nell’arena politico-istituzionale, non è sempre la scelta strategica migliore. Spesso in politica, la condivisione di idee e linee d’azione è tanto importante quanto la condivisione delle responsabilità. Sgravare il M5S, e con lui i suoi esponenti, di qualsiasi tipo di responsabilità non è condizione sufficiente per iniziare una campagna elettorale da “puri”. Infatti, volente o nolente, la purezza di un partito è di fatto intaccata una volta varcata la soglia dell’arena politico-istituzionale. E non necessariamente per disonestà, ma solo per il semplice fatto che entrando in Parlamento, consigli regionali, comunali, e/o soprattutto andando a governare una città, prendi delle decisioni e compi delle azioni. Ma sono proprio i momenti di difficoltà che dovrebbero rappresentare lo spunto al rilancio per una forza politica, che dovrebbe così farsi carico delle responsabilità, cercare di risolvere i problemi e agire con prontezza e pragmatismo. E il tutto “nell’interesse del popolo italiano”, da sempre keyword del vocabolario pentastellato.
Camilla Ferrandi