Costo del lavoro, in Italia comincia a scendere, tutti i dati europei – infografiche
Uno dei fattori che a detta di molti economisti hanno penalizzato l’Italia negli ultimi 20 anni di declino in cui la sua crescita è stata costantemente inferiore a quella europea è stato il costo del lavoro, sempre superiore a quello dei principali vicini e concorrenti, in primis la Germania.
E’ stato un elemento che è rimasto anche con la grande crisi iniziata nel 2008-09, quando in molti Paesi anzi persino i salari, e non solo il costo del lavoro in generale, sono calati.
Ora però le cose sembrano cambiate. Gli ultimi dati Eurostat sul terzo trimestre 2016 mostra come l’Italia sia diventata in poco tempo il quartultimo Paese per crescita del costo del lavoro e dei salari.
Rispetto a un anno prima il costo del lavoro calava dello 0,4%, mentre i salari salivano solo dello 0,3%.
La differenza tra i due indicatori riguarda probabilmente l’opera di riduzione del carico fiscale sul lavoro da parte del governo, fatta con la decontribuzione e con la riduzione della parte di IRAP legata al numero di dipendenti.
Comunque è interessante osservare cosa succede altrove: nell’Est Europa i salari stanno salendo a ritmi superiori al 5% annuo, con un record dell’11% in Romania, anche in Germania, che ha lungo ha tirato il freno al costo del lavoro, vede un aumento del 2,2%. Solo in Grecia, Croazia e Malta i salari calano invece che aumentare.
La Spagna è sui livelli italiani.
Costo del lavoro, il calo dai picchi del 2013 – infografiche
Quello che è accaduto in Italia è meglio apprezzabile nella prossima infografica, in cui si può selezionare il Paese e verificare come dal 2011 a oggi ogni trimestre sia cambiata la crescita di salari e costo del lavoro.
In Italia è stato nel 2014 che è terminata una crescita media piuttosto costante del 2% che ha toccato il massimo nel 2013.
Da allora i tassi di crescita si sono man mano azzerati a partire dal 2015, di fatto rispondendo alla crisi economica molto in ritardo, come avvenuto con i prezzi delle case. Ma anche il Jobs Act ha avuto il suo ruolo.
Al contrario selezionando la Germania si vede l’aumento del ritmo di crescita dei salari dal 2014, , dopo che erano brevemente scesi. A dispetto di quanto si crede però già nel 2011-2012 salivano oltre il 2% e spesso 3%.
Interessante il caso della Grecia, dove nel 2013 si toccarono decrementi maggiori del 10%.
In questa mappa si può passare trimestre per trimestre ad osservare quali Paesi in quel momento vedevano la maggiore o minore crescita dei salari, e di fatto si nota il rallentamento forte di Italia e Spagna e la posizione dell’Est Europa che nell’ambito della convergenza delle sue economie è sempre in testa quando si parla di aumenti salariali.