Antonio Di Pietro perde lo stipendio. L’ex magistrato, attualmente presidente della società autostradale Pedemontana, non potrà riceve i 60 mila euro all’anno previsti per la sua mansione. La legge vieta infatti ai pensionati di ottenere nuove retribuzioni pubbliche.
La giunta della Regione Lombardia, alla quale fa capo la società presieduta da Di Pietro, non è riuscita a far approvare l’emendamento al bilancio per aggirare la norma. Le polemiche si erano infatti scatenate da entrambe le parti politiche, in particolare da Forza Italia, che non mai perdonato il ‘nemico’. Di Pietro era stato voluto la scorsa estate dal governatore Roberto Maroni per risollevare la società che attualmente inghiotte milioni di euro di garanzie pubbliche davanti alle banche creditrici. Ieri la Regione è dovuta correre di nuovo ai ripari con una nuova garanzia ventennale da quasi mezzo miliardo.
Di Pietro: “Legge sbagliata, penalizza le professionalità”
Antonio Di Pietro non nasconde la sua amarezza per la fine della vicenda. Intervistato da TG Zero per Radio Capital, ha dichiarato: “Sono sei mesi che sto facendo il presidente di Pedemontana come servizio civile, come se fossi sotto servizio militare, mi avevano assegnato uno stipendio di 60mila euro lordi all’anno, 35mila netti” – e ha aggiunto: “non ho preso un euro finora e non intendo prendere un euro fino a quando questa situazione non sarà chiarita”. E rincara: “Lavoro tutti i giorni, notte e giorno: in Pedemontana non ci sono né amministratore delegato né direttore generale, mi tocca fare prete e sagrestano. Voglio ringraziare per la sensibilità mostrata nei miei confronti, ma meglio non fare niente prima dell’autorizzazione. Dopodiché, parliamoci chiaro: un servizio militare ha un inizio e una fine”.
Ma sono state proprio le polemiche sul suo stipendio ad averlo lasciato amareggiato: L’opposizione dei forzisti era pressoché scontata, il M5s aveva invece avvertito che una deroga sarebbe stata vista come una presa in giro per i cittadini. Il Pd lombardo, pur gli riconoscendo i meriti gestionali dell’ex magistrato, ha contestato la legittimità dell’operazione pensata per aggirare la legge. Sulla norma Di Pietro ha espresso la sua posizione: “è una legge sbagliata che va modificata profondamente perché penalizza le professionalità e rischia di essere controproducente per le stesse istituzioni che con questa norma sono costrette a rinunciare a fior di professionisti.” – quanto alla deroga, si difende: “lavoro notte e giorno ma non ho chiesto nulla. Posso però ringraziare presidente e giunta per la sensibilità dimostrata. Ripeto: è stato il mio servizio civile. Come tutte le cose ha un inizio e una fine”.