La disperata corsa contro il tempo non è servita. Monte dei Paschi di Siena adesso passa nelle mani dello Stato. Ad annunciarlo è stato ieri il Consiglio di amministrazione della più antica banca del mondo in un icastico comunicato alle ore 20:50: “l’operazione di aumento di capitale non si è chiusa con successo”. Dopo cinque mesi di tentativi andati a vuoto, e un discusso cambio in corsa dei vertici bancari, non si è raggiunta la cifra dei 5,2 miliardi necessaria per la dismissione dei 28 miliardi di “non performing loans” (i crediti deteriorati) e quindi per il salvataggio della banca. Ieri sera il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha informato il premier Paolo Gentiloni che, a sua volta, ha convocato un Consiglio dei Ministri nella notte. Il governo adesso dovrà scrivere l’ennesimo decreto “salva-banche” per illustrare le modalità di intervento su Mps con un budget a disposizione non superiore ai 20 miliardi accordati martedì dal Parlamento. La Consob intanto ha disposto per oggi la sospensione delle contrattazioni del titolo in Borsa.
Ieri il Cda del Monte dei Paschi ha presentato nel comunicato stampa le ragioni della nazionalizzazione della banca. Non è arrivato nessun “anchor investor” in grado di contribuire alla ricapitalizzazione, nonostante “l’esito positivo” del “liability management”, ovvero l’operazione che nei giorni scorsi ha portato i piccoli azionisti ad accettare in massa la conversione dei loro titoli in azioni per un valore complessivo di 2,4 miliardi. Troppo pochi rispetto ai 5 necessari. Adesso i sottoscrittori dei bond riavranno i loro titoli ma l’attenzione si sposterà tutta sui subordinati. L’Amministratore Delegato del Monte dei Paschi, Marco Morelli, ci ha tenuto comunque a ringraziare “tutti i dipendenti per il grande sforzo profuso al servizio della Banca e dei clienti in questo delicato momento della vita dell’Istituto”.
Mps, chi rischia con il salvataggio pubblico
Adesso la patata bollente passa nelle mani del governo che diventerà azionista di maggioranza di Mps. L’intervento pubblico è sempre stato considerato come l’extrema ratio di una situazione che negli ultimi mesi si era fatta davvero difficile poiché secondo la normativa europea (“Bank Recovery and Resolution Direct”) gli aiuti di Stato devono andare di pari passo con la condivisione delle perdite tra azionisti e obbligazionisti subordinati. Il governo, al netto delle formalità normative, ha però annunciato di voler “tutelare” i risparmiatori dopo una prima fase in cui l’intervento si concentrerà sulla liquidità della banca. Da una parte ci sono gli azionisti (circa 150mila), che si vedranno ridurre (o perfino azzerare) il valore delle proprie azioni per coprire le perdite; dall’altra gli obbligazionisti subordinati che potrebbero perdere tutto come successo, in parte, con il salvataggio pubblico delle 4 banche nel novembre 2015. In realtà il governo ha assicurato che questo non avverrà, acquistando a prezzo fisso le azioni rimaste agli azionisti/obbligazionisti. Questa sorta di rimborso sarà oggetto nei prossimi mesi di una trattativa con l’Unione Europea. I correntisti sotto i 100mila euro, invece, non rischiano nulla.
L’obiettivo del governo oggi è quello di non ripetere il drammatico salvataggio di Banca Etruria, Marche, Cari Chieti e Cari Ferrara, che ancora oggi non hanno trovato qualcuno disponibile ad acquisirle. Il Ministro Padoan martedì ha assicurato in Parlamento di voler “ridurre al minimo o rendere inesistenti” le perdite dei piccoli risparmiatori.
Giacomo Salvini
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