I 7 fatti politici più importanti del 2016
Il 2016 è stato un anno decisivo per il nostro paese. Due referendum, le elezioni amministrative, gli scandali politico-giudiziari e gli scontri con la Commissione Europea hanno tenuto in costante fermento la politica italiana. Tanto che l’anno si è idealmente concluso con le dimissioni del premier Matteo Renzi e con la conseguente caduta del 63° governo in 70 anni di storia repubblicana. La formazione del nuovo esecutivo guidato da Paolo Gentiloni ha caratterizzato gli ultimi giorni di dicembre, in vista di elezioni politiche anticipate che presumibilmente avranno luogo entro giugno 2017. Abbiamo scelto i 7 fatti politici più importanti dell’anno appena passato.
1. Tempa Rossa e le dimissioni di Federica Guidi
Nel pomeriggio del 31 marzo la Ministra dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, viene travolta dall’inchiesta della Procura di Potenza sullo smaltimento dei rifiuti illeciti al centro Eni di Viggiano (Potenza). La Guidi non è indagata ma lo è il compagno, Gianluca Gemelli, che secondo alcune intercettazioni riportate sui giornali sarebbe stato favorito dalla Ministra. La Guidi, nelle telefonate intercettate, avrebbe garantito al compagno l’approvazione di un emendamento per il progetto Tempa Rossa, il potenziamento della raffineria Eni di Taranto su cui Gemelli avrebbe potuto guadagnare due milioni e mezzo in sub appalti. Nel pomeriggio del 31 marzo escono le prime intercettazioni e la Guidi decide di dimettersi “per ragioni di opportunità politica” pur rivendicando la “correttezza” del suo operato. Un mese dopo il premier Matteo Renzi nomina al suo posto il Rappresentante permanente dell’Italia a Bruxelles, Carlo Calenda.
2. Muore Gianroberto Casaleggio
Nella notte tra l’11 e il 12 aprile muore, dopo una lunga malattia, Gian Roberto Casaleggio, il fondatore insieme a Beppe Grillo del Movimento 5 Stelle. Casaleggio aveva 61 anni ed era considerato il “guru” del Movimento, il punto di riferimento per i giovani parlamentari grillini alla prima esperienza politica. Ad annunciarlo era stato proprio Beppe Grillo sul suo blog: “Gianroberto ha lottato fino all’ultimo”. Durante i funerali milanesi di qualche giorno dopo, i militanti e i parlamentari grillini si uniranno nel famoso coro: “O-NE-STA’, O-NE-STA’”.
3. Referendum trivelle: manca il quorum
Domenica 17 aprile si tiene il referendum sulle nuove concessioni per le trivellazioni in mare. La consultazione era stata richiesta da 9 Regioni. Il quesito chiedeva di abrogare un articolo della Legge di Stabilità riguardante la scadenza non certa delle concessioni. In caso di vittoria del “Sì” (abrogazione della norma), una volta andate a scadenza, le concessioni per le trivellazioni entro 12 miglia dalla costa non sarebbero più state rinnovate. In caso di vittoria del “No” o di mancato raggiungimento del quorum, le concessioni sarebbero state prorogate fino alla fine naturale del giacimento. Molte le polemiche per l’invito del Presidente del Consiglio Renzi ad astenersi. Alla fine il referendum non risulterà valido per il mancato raggiungimento del quorum (affluenza del 32,15%), nonostante la netta vittoria del “Sì” (86,44%) contro i “No” (13,56%).
4. Le Unioni Civili sono legge dello Stato
Con 372 voti favorevoli, 51 contrari e 99 astenuti (la gran parte tra i parlamentari grillini), l’11 maggio viene approvato alla Camera il ddl Cirinnà che introduce in Italia le unioni civili anche per due persone dello stesso sesso. E’ una rivoluzione di cui i politici italiani discutevano da circa vent’anni. Dopo il dietrofront del Movimento 5 Stelle, nel disegno di legge non viene inserita la stepchild adoption, ovvero l’adozione del figlio da parte del partner del genitore biologico. La prima unione civile in Italia è stata celebrata a Bologna il 23 luglio, dopo la firma del decreto attuativo.
5. Elezioni amministrative, il “boom” a 5 stelle
“Trionfo a 5 stelle” titolano tutti i giornali il 20 giugno, all’indomani dei ballottaggi per le elezioni amministrative. Il Movimento di Beppe Grillo conquista Roma e Torino con due donne: Virginia Raggi e Chiara Appendino. A Milano l’ex manager di Expo Beppe Sala ha la meglio sul candidato del centrodestra Stefano Parisi mentre a Napoli viene riconfermato Luigi De Magistris. Il premier Renzi ammette la sconfitta: “vittoria dei 5 Stelle”. I risultati delle amministrative iniziano a creare un alone di scetticismo intorno alla legge elettorale Italicum che prevede il ballottaggio proprio come quella per l’elezione dei Sindaci. Il Movimento 5 Stelle, infatti, viene ormai visto come una “macchina da ballottaggi”: alle amministrative vince in 19 comuni su 20 al secondo turno.
6. Referendum Costituzionale, vince il “No”: Renzi si dimette
Neppure il tempo di analizzare la batosta delle amministrative che il premier Renzi dà avvio ad una nuova campagna elettorale. La madre di tutte le battaglie, come la definisce lui stesso. Il referendum costituzionale. In aprile il Parlamento ha approvato in definitiva il ddl Boschi che prevede la riforma di 47 articoli della Costituzione repubblicana, tra cui la fine del bicameralismo paritario, il nuovo Senato, l’abolizione del CNEL, il taglio dei politici e il nuovo Titolo V. Dopo una prima personalizzazione della consultazione – “se perdo mi dimetto e lascio la politica” – Matteo Renzi fa un passo indietro visti i sondaggi non proprio lunsighieri. Negli ultimi tre mesi la campagna elettorale è tra le più dure mai viste (“scrofa ferita” e “accozzaglia” su tutti) e assume le forme di un voto politico sul governo Renzi, più che sulla Costituzione che verrà. Alla fine vince il “No” 59-41%, con un’affluenza molto alta al 65%. La sera stessa del 4 dicembre, in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, il premier Renzi si dimette come aveva promesso: cade il 63° governo della storia repubblicana.
7. Il nuovo governo (a termine) di Paolo Gentiloni
Domenica 11 dicembre, a una settimana dal referendum costituzionale, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella affida l’incarico di formare il nuovo governo al Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Il nuovo esecutivo – non tecnico ma di politici – sarà definito “fotocopia” perché, rispetto a quello guidato da Matteo Renzi, cambiano solo 5 ministri (più Claudio De Vincenti alla Coesione Territoriale): Luca Lotti allo Sport, Valeria Fedeli all’Istruzione, Angelino Alfano agli Esteri, Marco Minniti agli Interni e Anna Finocchiaro ai Rapporti col Parlamento. Maria Elena Boschi, nonostante la sconfitta referendaria, viene promossa a numero due del governo, come sottosegretario unico alla Presidenza del Consiglio. Già nel suo discorso di insediamento il premier Gentiloni fa capire che il suo sarà un governo a termine: fare la legge elettorale e andare subito al voto, come vogliono il segretario del PD Renzi e le due forze principali di opposizione (M5S e Lega).
Giacomo Salvini
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