Raggi e Poletti: quando la politica si scusa di Dario Solarino
In politica, prima o poi, arriva il momento in cui si debbono affrontare dei momenti di crisi, o durante le campagne elettorali, oppure nei momenti in cui si governa, sia a livello nazionale, sia a livello locale. Frequentemente un evento critico in politica è causato o da una dichiarazione fatta da un personaggio politico, oppure da un’azione compiuta da un politico, nell’esercizio delle sue funzioni. In questi giorni, l’opinione pubblica italiana, ha assistito ad entrambi i generi di eventi critici: il primo, riguardante il sindaco di Roma, Virginia Raggi e il secondo che ha visto coinvolto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.
Raggi e Poletti: quando la politica si scusa
Il caso di Virginia Raggi è scoppiato a causa dell’arresto di Raffaele Marra, dirigente del comune di Roma, messo a capo del dipartimento Risorse umane della capitale. Il tipo di format scelto da Virginia Raggi per comunicare con la stampa e l’opinione pubblica è quello della conferenza stampa, all’interno della quale il sindaco ha letto un comunicato, e a cui però non sono seguite le domande dei giornalisti, probabilmente perché la vicenda è ancora in itinere, e tutta da definire dal punto di vista legale e penale.
Il sindaco di Roma apre la conferenza stampa, dicendo che, l’arresto di Raffaele Marra, è stato «appreso con sorpresa» da lei e dalla giunta, e che è avvenuto comunque per «fatti che non riguarderebbero l’attuale consiliatura», che non è un esponente politico del Movimento, e che, essendo già dirigente comunale da anni, loro, «si sono fidati»; poi esprime il pieno sostegno alla magistratura, aggiungendo che la giunta comunale è disposta a collaborare con essa, facendo luce sui fatti.
La strategia argomentativa utilizzata è quella di una generale de-responsabilizzazione dalle vicende giudiziarie e di una attenuazione della perentorietà delle affermazioni, quando di parla di collaborare con i magistrati. Dopo, il sindaco, evidenzia che la giunta provvederà immediatamente a nominare un nuovo dirigente, a capo del dipartimento Risorse umane, ascoltando anche il parere dell’avvocatura dello Stato e dell’Anac. La Raggi, successivamente, cita una mozione presentata nel 2013 dai consiglieri del M5S, contro gli affitti d’oro di Scarpellini, che avrebbe fatto risparmiare milioni di euro ai cittadini romani.
Il passaggio nel quale la Raggi esprime le scuse pubbliche è il seguente: «probabilmente abbiamo sbagliato, e di questo mi dispiace. Mi dispiace nei confronti dei cittadini romani, mi dispiace nei confronti del Movimento 5 Stelle e nei confronti di Beppe Grillo, che aveva sollevato qualche perplessità».
Anche nei seguenti passaggi traspare una sostanziale mitigazione con l’uso dell’avverbio probabilmente. Qui il tono cambia decisamente, quando il sindaco afferma: «voglio essere chiara: l’amministrazione va avanti», e che «il mio braccio destro sono i cittadini romani, ed è per loro che tutti i giorni lavoriamo senza sosta», con l’uso di un linguaggio connotato emotivamente, con cui fa appello, più che ai media, ai cittadini stessi, sottolineando, infine, che l’amministrazione andrà avanti con serenità.
Il ministro del Lavoro Poletti, invece, ha scelto, come format per comunicare le sue scuse, quello del video con appello diretto agli spettatori, registrato nel suo ufficio, e pubblicato sulla sua pagina di Facebook. Le scuse sono seguite alla frase detta da Poletti in merito all’emigrazione di tanti giovani dal nostro Paese, questa la frase pronunciata: «Fuga di 100mila giovani? Bene, conosco gente che è andata via e sicuramente il Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi. I 60 milioni che restano non sono tutti dei ‘pistola’».
Il video di Poletti dura appena 48 secondi e si apre con l’affermazione «A proposito di giovani che vanno all’estero, mi sono espresso male e mi scuso con tutti». Anche in questo caso si accenna all’uso di un linguaggio emotivo, probabilmente per voler enfatizzare il messaggio: «Quello che è successo, veramente, mi fa stare male. So di avere sbagliato». Successivamente il ministro opera una “ristrutturazione” di quello che precedentemente aveva detto: cioè, dopo aver detto di aver sbagliato, afferma di non aver mai pensato che sia un bene per l’Italia il fatto che i giovani vadano via dal Paese.
Dopo fa una sorta di appello generico sul fatto che a tutti i giovani va data la possibilità di realizzarsi, e che i giovani che vanno all’estero sono una risorsa così come tutti e che il suo pensiero è stato solo espresso male. In entrambi i casi, nonostante le scuse siano rese pubbliche, o con una conferenza stampa o con un video online, subito dopo la descrizione dei fatti che hanno causato la crisi politica, si tenta sempre di procedere ad una strategia di deresponsabilizzazione o almeno di attenuazione dei fatti accaduti o delle dichiarazioni effettuate.
Articolo di Dario Solarino