Referendum Jobs Act, secondo La Stampa la Consulta dirà no alla reintroduzione dell’articolo 18
Referendum Jobs Act, secondo La Stampa la Consulta dirà no alla reintroduzione dell’articolo 18
La Consulta potrebbe salvare Matteo Renzi da un’ennesima sconfitta referendaria. Secondo indiscrezioni raccolte dalla Stampa, la Consulta sarebbe orientata a dire no al quesito sulla reintroduzione dell’articolo 18 chiesta dalla Cgil. Probabile sì invece alle altre due richieste sull’abolizione dei voucher e sulla responsabilità solidale per gli appalti.
I giochi sono ancora tutti aperti. Ma a meno di due settimane dall’11 gennaio, giorno in cui la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi sull’ammissibilità dei tre quesiti referendari proposti dalla Cgil con 3,3 milioni di firme, la Consulta sembra orientarsi verso la bocciatura del referendum più esplosivo, quello che riguarda le norme sui licenziamenti. Quello che farebbe resuscitare (se approvato dagli elettori) il celeberrimo articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori del 1970.
Nessun problema, invece, per i due referendum «minori» sull’abolizione dei voucher e sulla responsabilità solidale per gli appalti.
Se queste indiscrezioni venissero confermate, sarebbe certo un brutto colpo per il sindacato guidato da Susanna Camusso.
Referendum Jobs Act, Ichino contro la CGIL
Contro il referendum abrogativo promosso dalla Cgil, si è scagliato oggi il senatore del Pd Pietro Ichino. “Sono contrarissimo ad un ritorno al passato –ha affermato Ichino a Radio Cusano Campus -. Il quesito proposto dalla Cgil porterebbe all’estensione dell’articolo 18 anche alle piccole medie imprese, nella quale questa ingessatura non è mai stata giudicata praticabile. E’ stupefacente che la Cgil oggi punti ad un esito di questo genere. Inoltre questo quesito mi sembra inammissibile, quindi non credo arriveremo a votare con questo quesito. Il quesito deve essere unitario, avere quindi un unico oggetto. Sui licenziamenti invece il quesito prevede l’abrogazione della parte del Jobs Act relativa ai licenziamenti, la norma contenuta dalla Legge Fornero e l’allargamento del campo di applicazione dell’art.18 ripristinato nel suo vecchio contenuto a tutte le imprese e i datori di lavori che abbiano più di 5 dipendenti. Questa è una norma nuova, che non c’è mai stata nel nostro ordinamento. Questa è un’operazione che la Corte Costituzionale ha molto spesso definito una manipolazione non consentita perchè trasforma il referendum da abrogativo a propositivo”.
Ichino si dice contrario anche all’eliminazione dei famigerati voucher. “Non capisco il senso del quesito sui buoni lavoro –ha spiegato -. La Cgil dice che i buoni lavoro in molti casi vengono utilizzati male, se ne abusa. Penso che la Cgil stessa sappia, visto che sono dati pubblici, che in 3 casi su 4 si tratta di secondo lavoro o di un lavoretto svolto da un pensionato o da uno studente. Noi sappiamo che almeno il 75% dei casi i voucher servono per queste cose ed effettivamente vengono utilizzati per questi casi di lavoro accessorio. Eliminare i voucher perché c’è un 25% di casi in cui c’è un abuso non ha senso. Il problema è stanare questi abusi e correggere la norma che disciplina quei casi. Per eliminare un 25% di abuso rischiamo di eliminare anche un 75% di lavoro che con i voucher avviene in maniera legale”.