Mose, parla ex vicepresidente Consorzio “Così il sistema comprava i politici”
Inchiesta Mose: intervista all’ex vicepresidente del Consorzio Venezia Nuova Roberto Pravatà: ‘Con Mazzacurati il Consorzio ha subito una mutazione genetica’. Dice Pravatà a Repubblica: “Glielo dicevo a Giovanni (Mazzacurati, ndr) che sarebbe finita male. Lui mi rispondeva che non capivo un tubo, che bisognava andare avanti a tutti i costi”. Pravatà nel suo memoriale, spiega, ha “riportato fatti un po’ più easy, diciamo così, e altri che assumono un rilievo penale, ma devo mantenere il segreto istruttorio”. “Contiene circostanze che riguardano politici di livello nazionale, tra cui anche ex ministri”.
“I contatti con la politica li teneva Mazzacurati. Poi però riferiva le richieste a me, che ero il capo delle finanze del Consorzio. Occupavo un ruolo per cui non potevo non sapere certe cose”. “Me ne sono andato quando il ‘sistema’ era appena all’inizio – aggiunge -. Dal 2007 in poi Mazzacurati usò metodi per acquisire il consenso che non mi piacevano, più volte mi sono trovato a dirgli ‘queste carte non te le firmerò mai”. “Volle farmi assumere la figlia di Cuccioletta, il Magistrato alle acque. Brava ragazza, per carità, si era appena laureata. Ma c’era un problema di opportunità, il Magistrato era il nostro controllore. Poi ha preteso che mi dimettessi dalla vice presidenza di Thetis (società di ingegneria, acquisita dal Consorzio, ndr), perchè doveva mettere uno dei suoi. A quel punto dissi basta”.
Finché c’era lui, assicura Pravatà, non è stata finanziata nessuna campagna politica: “Era una precisa disposizione dei presidenti precedenti, da Luigi Zanda a Franco Carraro e Paolo Savona. Poi i consiglieri nominano Mazzacurati. Siamo nel 2005 e da quel momento il Consorzio subisce una mutazione genetica, diventa spregiudicato. Quando trovai strane fatture provenienti da San Marino, mi resi conto che si era passato il limite”.