Dopo la schiacciante vittoria del “No” al referendum del 4 dicembre e le conseguenti dimissioni del premier Renzi, in Italia si è avvertito un vuoto di potere e di leadership istituzionale. Chi in questo momento può ereditare la determinazione e la forza dell’ex Sindaco di Firenze per guidare il paese nei prossimi anni? Matteo Salvini? Luigi Di Maio? Di nuovo Silvio Berlusconi? Lo stesso Renzi? Difficile dirlo. E così, nelle ultime settimane, la scena politica ha visto emergere, seppur per cause di forza maggiore e con uno stile tutto suo, un nuovo protagonista: il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Così, in due settimane la popolarità del Capo dello Stato è cresciuta ancora, facendo registrare un +6% rispetto al 9 dicembre scorso. Ad oggi, secondo il nuovo sondaggio Piepoli per Sky Tg 24, esattamente due terzi degli italiani (66%) ha fiducia nel Presidente della Repubblica.
Mattarella e la gestione della crisi di governo
Dopo la caduta di Renzi, la gestione della crisi di governo è stata liscia, senza intoppi. Quasi sussurrata. L’eterna prassi delle consultazioni al Quirinale è stata pienamente rispettata e la rapidità della scelta di Paolo Gentiloni ha sorpreso molti. Fino al referendum del 4 dicembre, infatti, erano state poche le occasioni in cui il Presidente della Repubblica aveva potuto mettere in campo tutto il suo peso politico, interpretando il suo ruolo come quello di arbitro-notaio – in contrapposizione ad un Presidente del Consiglio che negli ultimi 3 anni aveva fatto della personalizzazione il marchio distintivo del suo governo.
Sergio Mattarella, con la scelta di affidare l’esecutivo a Paolo Gentiloni nel giro di una settimana, ha voluto anche mandare un messaggio di distensione ai mercati (che fino ad oggi non hanno risentito del risultato referendario) e alle cancellerie europee, preoccupate della cronica instabilità dei governi italiani.
L’Espresso a settembre aveva dedicato una copertina al Presidente della Repubblica, preconizzando una possibile sconfitta di Renzi al referendum: “Anno zero: da Mattarella a Mattarella”. E così è stato. Come se non bastasse, dopo la bocciatura della riforma costituzionale e quindi l’impossibilità di applicare l’Italicum anche al Senato, oggi la legge elettorale che ha più probabilità di essere approvata dal Parlamento è proprio il Mattarellum, legge maggioritaria per il 75% e proporzionale per il restante 25% che prende il nome dal suo padrino politico. Nonostante questo Mattarella, come da suo stile, ha invitato il Parlamento alla cautela nell’approvazione della legge elettorale: “per le due Camere servono due leggi pienamente operative affinché non vi siano margini d’incertezza” ha detto nel suo discorso davanti alle più alte cariche dello Stato.
(Sondaggio Piepoli per la Stampa del 9 dicembre 2016)
Intanto, domani sarà il giorno del tradizionale discorso di Capodanno. E così fioccano anche i primi retroscena sui principali temi di cui parlerà Mattarella. Secondo la Stampa, il discorso del Capo dello Stato sarà “sobrio” e “preoccupato” rispetto agli orizzonti, non solo politici, che abbiamo di fronte a noi. Ma un punto emergerà in maniera chiara: la legislatura è finita. Appena possibile il Capo dello Stato fischierà la fine e chiamerà gli italiani alle urne. Un’altra, l’ennesima, contrapposizione rispetto al suo predecessore.
Giacomo Salvini
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