Mancano poche ore alla fine del 2016 e come ogni anno i bilanci finali si sprecano. Anche quelli delle imprecazioni. Lo ha fatto il data analyst Paul Stollery che ha analizzato, grazie ad un software specifico (Netbase), tutti i “fuck” menzionati su Twitter, Facebook, Instagram, Youtube, blog e forum vari. Da questo lavoro è risultato che nel 2016 i “fuck” totali sul web sono stati 946.158.697, con una media di 2.613.698 al giorno. E, in particolare, da questa analisi ne è uscito un dato succulento: il giorno del 2016 in cui si sono registrati più “fuck” sul web è il 9 novembre (7.638.384), ovvero quando il mondo si è svegliato con Donald Trump eletto alla Presidenza degli Stati Uniti d’America. Il secondo giorno con più imprecazioni del 2016 ne ha registrate 3.518.781, la metà rispetto a quelle del 9 novembre.
E’ bene precisare, però, che non tutti i “fuck” di quel giorno sono attribuibili all’elezione di Trump alla Casa Bianca. Ma il dato è evidentemente un outlier rispetto alla media giornaliera e così i due aspetti non possono che essere collegati tra loro.
Stollery, oltre al grafico che vi mostriamo qui sopra, ha anche realizzato alcune “cloud” per capire a cosa fosse riferito maggiormente l’uso del termine “fuck”. Infatti, come sottolinea lui stesso, la parola “fuck” può essere utilizzata in contesti molto diversi: “fuck yeah” per esempio non è un’imprecazione o un’offesa ma un’esultanza vigorosa oppure il verbo “to fuck” ha un significato tutto sessuale. Come si può facilmente vedere, “What the fuck” è la formula che va per la maggiore. Sul suo significato (comprensibile a tutti), sorvoliamo.
La parola “fuck”, nonostante i dati del 9 novembre, non è però associata di più a Donald Trump ma a siti pronografici e di incontri. I politici – come si può vedere – non sono comunque ben voluti dagli internauti. Infine, il dato di genere: i 58% dei “fuck” totali sono stati menzionati da femmine contro il 42% dei maschi.