Sfuma accordo gas Russia-Ucraina, Europa preoccupata
Le delegazioni di Ucraina e Russia, riunite a Bruxelles, non sono riuscite a trovare un accordo: Mosca esigeva, entro oggi, il pagamento di 1,95 miliardi di dollari di debiti, su 4 totali, da parte di Kiev, gli ucraini non hanno pagato (in più hanno chiesto 6 miliardi di pagamenti eccessivi) e, dunque, alle 8 di stamane, Gazprom, ha annunciato l’inizio delle forniture di gas esclusivamente in regime di pagamento anticipato e in base al consumo.
Il commissario all’Energia dell’Ue, Guenter Oettinger, ha proposto alle parti un compromesso che prevede il pagamento immediato di una parte del debito ucraino nei confronti di Gazprom – un miliardo di dollari su un totale di 1,9 miliardi – con il resto rimborsato nel giro di sei mesi; dall’altro un doppio prezzo del gas: in inverno il prezzo sarebbe di 385 dollari per ogni mille metri cubi; in estate di 300 dollari.
I russi hanno rifiutato tale accordo: da Mosca chiedono che il debito sia estinto quanto prima e interamente, inoltre, si tratta perché il prezzo resti di 385 dollari per tutto l’anno; l’Ucraina, invece, sta cercando di modificare un’intesa del 2009 che stabilisce un prezzo del gas di 485 dollari ogni mille metri cubi. Attualmente il prezzo medio di mercato in Europa è di 387 dollari. Il governo ucraino punta a un prezzo di 280 dollari, in vigore prima della crisi ucraina.
Circa 15% del gas consumato in Unione europea transita dall’Ucraina e le precedenti “guerre del gas” tra Mosca e Kiev nel 2006 e 2009 avevano avuto conseguenze sulle forniture di gas all’Europa. Nonostante le rassicurazioni, il taglio delle forniture all’Ucraina potrebbe interrompere anche il flusso di gas verso l’Unione Europea: il colosso russo del gas Gazprom ha annunciato di aver avvertito la Commissione europea di “possibili interruzioni”, anche se verrà garantito il pieno volume delle forniture. Il gruppo ha ricordato che la società del gas ucraina Naftogaz “è obbligata a garantire il transito” verso l’Europa, in virtù dei contratti in vigore nei volumi specificati.
Oggi la questione è stata sollevata da entrambe le compagnie anche davanti al tribunale arbitrale di Stoccolma.