Spagna, anno di transizione politica: Un ‘1992’ in salsa iberica?
Spagna, anno di transizione politica: Un ‘1992’ in salsa iberica?
Quello appena concluso è stato l’anno della grande incertezza istituzionale. Due elezioni generali celebrate nel giro di 6 mesi e la formazione di un nuovo esecutivo che stentatava ad arrivare. A distanza di oltre 300 giorni dal giorno delle ‘prime elezioni’, Mariano Rajoy è stato riconfermato presidente. Decisiva fu l’astensione del partito socialista.
Spagna: il punto della situazione politica.
PARTIDO POPULAR. Il partito di Mariano Rajoy si riconferma come prima forza del Paese, nonostante una serie di scandali – in primis la “Trama Gürtel” – che ne hanno minato la stabilità. Tuttavia, i mezzi di comunicazione non hanno dato grande risalto alla più imponente trama corruttiva che abbia visto la Spagna. La minimizzazione dell’implicazione nelle trame di corruttele ne ha limitato gli effetti elettorali. Rajoy è stato abile nel riuscire a gestire una situazione altamente esplosiva. Si è difeso abilmente dagli attacchi rivolti alla sua persona ed è riuscito a mantenere compatto il principale partito di destra.
PSOE. Per una parte della base elettorale del PSOE, concedere il governo al PP è equivalso a un vero e proprio tradimento. Lo stesso ex segretario generale, Pedro Sánchez, si è espresso contrariamente all’appoggio dato al PP. Dopo essere stato esautorato dalla direzione del partito, Sánchez ha rinunciato al suo seggio al Congresso. La frattura è resa ancor più evidente per via delle tante manifestazioni di una parte dell’elettorato socialista davanti alla sede del PSOE di Madrid in Calle Ferraz. Attualmente, il PSOE non ha nessun segretario eletto. La candidata principale alla segreteria è Susana Díaz, nome avverso all’elettorato che si considera maggiormente di sinistra. Una scissione, per il momento, sembra improbabile. Tuttavia, rispetto all’anno scorso, dall’impossibilità dell’evento si è passato alla ‘semplice’ improbabilità.
PODEMOS + IZQUIERDA UNIDA. Se il partito storico di sinistra ha confermato la sua tendenza al accentramento, all’interno di Podemos continua la battaglia per il potere, tra l’attuale segretario generale e leader máximo Pablo Iglesias, contro il segretario politico e ‘numero due’ del partito: Íñigo Errejón. Il partido morado è – in coalizione con il partito di matrice comunista Izquierda Unida – la terza forza in Parlamento (Congreso). A febbraio, si celebra il Congresso nazionale – il Vistalegre 2 – che metterà finalmente il punto a questa faida fratricida. La gran parte della stampa (da El País a El Mundo) insiste nel rimarcare le fratture interne al partito. Proprio per questa ragione, Podemos parla di un vero e proprio accanimento mediatico. Nel frattempo, Podemos viene considerato sempre più l’unico partito di opposizione all’interno del Parlamento.
CIUDADANOS. Il partito di Albert Rivera, sovranista e strenuo difensore dell’attuale ordine costituzionale, sembra essere destinato all’irrilevanza politica (almeno per questa legislatura). Dopo aver appoggiato apertamente il PP e aver stabilito un accordo di minimo di 150 punti con il partito di Rajoy, questi ha – di recente – cambiato alleato. Si sono materializzate le larghe intese. Ciò significa che tra i 4 partiti principali, il ruolo di Ciudadanos è l’unico non ben definito. Il PP è partito di governo. Il PSOE, il suo alleato. Podemos, l’opposizione. Ciudadanos non è riuscito a trovare il suo spazio ben definito all’interno dello scacchiere politico. Questa fumosità impedisce al partito di Rivera di delineare con determinazione la propria linea politica.
Spagna 2017:: l’anno della transizione politica?
Dalla fine del 2015 (precisamente dal 20 dicembre) si aprì definitivamente una fase di transizione politica: da un modello bipartitico si è passati a un multipartitico. L’attuale legge elettorale non permette – nè, prevedibilmente permetterà – nessuna vittoria netta da parte di uno dei partiti in gioco. Ciò significa che la governabilità (grande punto di forza del sistema politico spagnolo) sia venuta irrimediabilmente meno. Questo, insomma, potrebbe essere l’anno del grande cambiamento: la modifica del sistema elettorale (vigente da praticamente 40 anni, anno delle prime elezioni post-franchiste) che permetta la transizione verso un nuovo sistema di partiti.
Non solo: il caso giudiziario della Gürtel potrebbe far saltare il banco dei popolari, se dovessero fuoriuscire notizie di corruttele che implichino il partito in maniera diretta e accertata. È possibile che questo 2017 sia, per la Spagna – per importanza e impatto sul sistema politico – il 1992 (e a seguire) italiano?
Alessandro Faggiano
Twitter: @AlessFaggiano