Gentiloni: la continuità con Renzi nel messaggio di fine anno
Gentiloni: la continuità con Renzi nel messaggio di fine anno
Poco prima della fine di ogni anno, il presidente del Consiglio dei ministri interviene durante la conferenza stampa che mira ad elencare quello che è stato fatto nei precedenti 365 giorni e “quello che c’è da fare” nei successivi. È quindi un’occasione comunicativa che ha due scopi: quello di essere un bilancio consuntivo dell’anno che volge al termine, e un bilancio previsionale, all’interno del quale elencare i “buoni propositi“.
Il 29 dicembre, nell’Aula dei gruppi parlamentari della Camera dei deputati, è stato il turno del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.
Gentiloni: la continuità con Renzi nel messaggio di fine anno
Nell’intervento, durato poco meno di venti minuti, il governo si è insediato solo il 12 dicembre scorso, prevale una sostanziale continuità con quella del governo Renzi. Il consuntivo del 2016 è totalmente affidato all’azione del precedente esecutivo. L’insieme del messaggio di Paolo Gentiloni è caratterizzato da una globale pacatezza dei toni e delle affermazioni. Emerge però, un rafforzamento dell’espressione verbale, nel momento qui si fa riferimento al dopo Referedum.
Si può notare che, anche nei pochi frammenti che vedono comparire espressioni rivolte all’azione futura del governo, ci sia sempre un richiamo a quello che il governo Renzi ha fatto («il governo proseguirà sulla strada delle riforme») e, considerando il tema delle riforme, «il messaggio è molto semplice: non abbiamo finito e soprattutto non abbiamo scherzato, perché tutti devono essere consapevoli che il percorso di riforme per il tempo che avremo a disposizione per lavorare, andrà avanti».
Ci sono due passaggi dove invece spicca la presenza della prima persona singolare di Gentiloni: la prima, dove parlando della questione del precariato, soprattutto giovanile, fa un riferimento personale a quando «io ho fatto il precario giornalista, ma in tempi diversi». Il secondo passaggio, che si riferisce invece a chi critica la politica estera italiana, «non abbiamo molti pulpiti in giro che ci possano fare prediche, almeno dal dopoguerra ad oggi, circa la coerenza della nostra politica estera».
Prevale frequentemente il richiamo al governo Renzi, sia nell’elencare alcuni provvedimenti approvati, sia quando, sempre parlando delle riforme, dice che «il risultato referendario non si cancella, ma non va cancellato neanche il lavoro fatto dal governo guidato da Matteo Renzi», come a voler collegarsi al discorso dimissionario dell’ex presidente del Consiglio. Nelle parole di fine anno di Gentiloni si rispecchia quindi quel legame effettivo con il precedente esecutivo che viene evocato nel discorso anche a proposito di quello che andrebbe fatto il prossimo anno.
Dario Solarino