Cinque libri fondamentali di teoria politica
Cinque libri fondamentali di teoria politica
Se tra i buoni propositi per il nuovo anno avete incluso l’approfondimento della teoria politica – per poter comprendere meglio la gran parte dei fenomeni economici, politici e sociali – vi aiutiamo noi. Ecco una breve ed essenziale lista di alcuni “must” della teoria politica. Il testo più recente è di quasi trent’anni fa, ma non preoccupatevi: sono estremamente attuali e continueranno ad essere un punto di riferimento per analisti, politologi, sociologi e semplici appassionati.
Giovanni Sartori, Partiti e sistemi di partiti (1976)
Una delle più apprezzate opere del massimo politologo italiano, Giovanni Sartori. Il lucido ultra-novantenne pubblicò questo libro nel 1976. Sono passati oltre 40 anni, ma il lavoro accademico di Sartori rimane un punto di riferimento per l’analisi dei sistemi politici. In particolare, Sartori si concentra sul ruolo dei partiti nei vari sistemi di governo, come questi possano interagire e svilupparsi. Divide tra sistemi politici democratici e non democratici e mostra tutti i possibili sistemi di partiti che si possano generare.
Gianfranco Pasquino, Manuale di scienza politica (1986)
Il testo dell’eminente politologo italiano, Gianfranco Pasquino, è un ‘must’ per la sua semplicità e per la sua capacità di sintesi. Un testo accessibile anche ai profani della materia, che possono avvicinarvisi grazie a questo manuale. Pasquino ha insegnato tanto in Italia come all’estero e ha una notevole produzione accademica. È stato presidente della società italiana di scienza politica e della Rivista Italiana di Scienza Politica (di cui lo stesso Sartori è fondatore).
Robert Michels, La sociologia del partito politico nella democrazia moderna (1911)
Non fatevi ingannare dall’anno in cui è stato scritto: a distanza di oltre un secolo, la legge di ferro dell’oligarchia dei partiti continua ad essere considerata una delle pochissime leggi della teoria politica. Michels osservò con occhio clinico le dinamiche della nascita, dello sviluppo e della crescita dei partiti comunisti. Michels arriva ad alcune conclusioni decisamente interessanti e mai criticate con reale asprezza. Alcuni contenuti del libro di Michels si possono ritrovare – sotto altre vesti – in uno dei grandi lavori del sociologo francese Pierre Bourdieu: Ragioni pratiche (le Sens pratique) del 1980.
Robert Dahl, la democrazia e i suoi critici (1989)
Robert Dahl è stato uno dei maggiori scienziati politici d’oltreoceano. Durante la sua larga vita ha analizzato, a fondo, i sistemi politici, oltre ad avere un particolare interesse per la concezione di potere: si veda who governs? Democracy and Power in an American City (1961). L’opera consigliata, la democrazia e i suoi critici, è un lavoro di identificazione delle componenti strutturali che permettono di parlare di democrazia o poliarchia. Per quanto lo stesso concetto di democrazia sia volatile e volubile, l’opera di Dahl ci consente di fare un check-up della salute delle democrazie liberali. Un vero e proprio ‘must have’ della teoria politica
Walter Lippmann, L’opinione pubblica (1921)
Vincitore di due premi pulitzer, Lippmann è stato definito, da molti, come il giornalista più influente del XX secolo. Coniò il concetto di stereotipo e formulò la prima teoria completa sulla formazione e importanza dell’opinione pubblica (elemento ormai centrale nell’analisi e nella teoria politica). Con quasi un secolo di longevità, le teorie di Lippmann continuano ad essere ritenute valide. Lippmann mette in guardia dalla degenerazione del giornalismo e dall’entrata di capitali esterni nelle redazioni. Non vi roviniamo la sopresa: tanti (forse troppi) elementi sono di una tale attualità che è impossibile non rimanere sconcertati.
Alessandro Faggiano
Twitter: @AlessFaggiano