Catalogna: cittadinanza fortemente catalanista ma divisa su indipendenza
Non solo instabilità governativa. La Spagna, quest’anno, potrebbe affrontare il tanto atteso, temuto e allo stesso tempo desiderato referendum sull’indipendenza catalana. Atteso in quanto, da anni, si parla di indipendenza. La relazione tra Barcellona e Madrid non è mai stata idilliaca: i catalani hanno accusato, durante gli anni (per decenni, se non secoli) le ruberie della Capital. Assicurano che il vero centro economico del Paese è Barcellona e che questa si ritrovi ingiustamente svantaggiata dal sistema fiscale spagnolo. Alcuni di questi elementi di insofferenza e malessere possono riscontrarsi – tra l’altro – anche in altri movimenti indipendentisti e regionalisti (si veda il caso della prima tappa della Lega Nord).
Indipendenza Catalogna: la rilevazione del CEO mostra la preponderanza del sentimento catalanista
Dall’ultima rilevazione del CEO (Centre d’Estudis d’Opinió) sembra che, in caso di celebrazione di un referendum per l’indipendenza, i catalani rifiuterebbero (seppur con poco margine) la separazione dalla Spagna. Il 46,8% degli intervistati si dichiara contrario alla separazione,a fronte di un 45,3% di favorevoli. Tuttavia, una parte importante degli intervistati preferisce evitare di rispondere (3,2%) o si dichiara ancora indecisa (4,6%). Se l’indipendentismo può dividere la cittadinanza, il catalanismo la riunisce. La gran maggioranza dei cittadini catalani si sente più che catalano che spagnolo o solo catalano (48,9%). Un 38% dichiara di sentirsi sia spagnolo che catalano, mentre appena un 8,9% si considera solo spagnolo o più spagnolo che catalano.
Indipendenza Catalogna: da Más a Puigdemont, la lunga corsa per il referendum
Il leader politico che ha spinto maggiormente in quella direzione è stato Artur Más, ex presidente della Comunidad Autónoma de Cataluña. l’ex presidente di Convergencia Democrática de Catalunya (e attuale presidente del corrispettivo europeo ) è stato uno dei maggiori artefici del risorgimento indipendentista catalano. Sfidando a più riprese il governo di Mariano Rajoy, Artur Más si è reso protagonista di una serie di irriverenze, lanciate verso la capitale iberica. Dalla lunga sfilata di bandiere ‘diadas’ per Las Ramblas di Barcellona, passando per il referendum consultivo sull’indipendenza (ritenuto illegale dal supremo spagnolo), Más ha lasciato in eredità un progetto sul punto di compiersi – o, per lo meno, in procinto di giungere alla sua fase conclusiva -.
Indipendenza Catalogna: è il turno di Puigdemont
La palla, ora, passa a Carles Puigdemont. Dopo aver ottenuto l’incarico come nuovo presidente della Generalitat de Catalunya, Puigdemont ha promesso di seguire i passi del suo predecessore – nonché collega di partito – Artur Más. Puigdemont ha assicurato di voler celebrare un referendum già a settembre di quest’anno. Nove mesi di tempo per prepararsi alla sfida finale con Madrid. Mariano Rajoy ha già corso ai ripari, incaricando la fedelissima Saenz de Santamaría di gestire le relazioni con la Generalitat. L’ex portavoce del governo affronta un compito estremamente arduo: quello di evitare lo scontro frontale con Puidgemont e gli indipendentisti catalani. il reto catalán (la ‘sfida’ catalana) è probabilmente il maggior grattacapo di questo governo e i numeri dettati dal CEO non lasciano dormire tranquillamente i popolari e i nazionalisti spagnoli. Ma il cammino sulla lunga, lunghissima strada per il referendum, è appena cominciato. Si attendono ricorsi e contro-ricorsi. Aspettatevi di sentir parlare sempre più spesso di Puigdemont: sarà quasi certamente uno degli uomini più influenti e discussi di questo 2017.
Alessandro Faggiano