Guantanamo: Obama, obiettivo 40 detenuti entro fine mandato. Dura la reazione di Trump
Quando nel 2009 Barack Obama arrivò alla Casa Bianca, promise di chiudere il carcere di Guantanamo. Non c’è riuscito, soprattutto per la forte residenza dei repubblicani. Durante la sua presidenza è riuscito però a trasferire gradualmente il numero dei prigionieri, passato in otto da 242 a 59. Secondo la Fox, nei giorni scorsi il governo degli Stati Uniti ha autorizzato il trasferimento di 4 carcerati in Arabia Saudita. E nelle prossime due settimane il presidente uscente potrebbe trasferire nuove persone.
Guantanamo: obiettivo 40 detenuti
Il carcere sulle coste dell’isola di Cuba di Guantanamo venne aperto nel 2002, durante la presidenza di George W. Bush, per incarcerare i terroristi (o i presunti tali) dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Durante il primo anno di attività, secondo il New York Times, i detenuti erano 156, ma in meno di dodici mesi si arrivò a 684, in prevalenza di cittadini afgani e dell’Arabia Saudita.
Nel settembre 2006, durante il secondo mandato di Bush, il carcere di Guantanamo fu al centro di uno scandalo per l’uso durante gli interrogatori del waterboarding, una forma di annegamento controllato, in quanto l’acqua invade le vie respiratorie, inducendo così il riflesso faringeo. Nel 2008 il presidente Bush, in un’intervista all’ABC, ammise esplicitamente la pratica della tortura dell’acqua, la privazione del sonno e altre pratiche non consentite dal diritto internazionale.
Al momento dell’elezione di Obama il carcere ospitava (per usare un eufemismo) 242 persone e, sempre nello stesso, ne vennero trasferite 533. L’obiettivo di Obama è quello di ridurre a 40 il numero dei detenuti entro il 20 gennaio, data dell’insediamento ufficiale del presidente eletto Donald Trump.
Guantanamo: la reazione di Trump
Immediata la reazione di Donald Trump, che si è opposto a nuovi trasferimenti. “Non bisogna permettere a queste persone estremamente pericolose” – ha scritto in un post su Twitter – di tornare sul campo di battaglia“. Trump è contrario alla sua chiusura e favorevole alla reintroduzione della tecnica del waterboarding durante gli interrogatori, nonostante l’esplicito divieto della CIA nel 2006.