La svendita del bonus cultura della classe ’98
Il bonus cultura di 500 euro riservato unicamente ai giovani neo-diciotenni dell’anno 1998 sembra non sortire gli effetti sperati dal governo. L’obiettivo del generoso voucher, secondo il ministro Franceschini, è quello di stimolare l’interesse per la cultura, per l’arte e per il nostro patrimonio artistico. Un obiettivo nobile ma che, perseguito attraverso una misura che dà eccessiva libertà al giovane cittadino, palesa tutti i suoi limiti e le sue degenerazioni in fase di realizzazione.
Bonus cultura: la svendita online a metà prezzo
Una parte della classe ’98 sta svendendo a metà prezzo il bonus cultura donatogli dal governo. Tanti, forse troppi, gli annunci di giovani ragazzi e ragazze che provano a “piazzare” il bonus e conseguire 250 euro spendibili in altre attività. Il procedimento è semplice: il titolare del bonus esegue un ordine a titolo personale per conto dell’altro soggetto. La quantità richiesta, di norma, sembra essere la metà del prezzo dell’ordine (per lo più libri). In questo modo, l’acquirente riceve il libro a metà prezzo, mentre il 18enne guadagna la metà della quantità spesa.
Un sistema semplice e agile, che può soddisfare entrambe le parti ma che vanifica e svilisce l’intenzione originale del bonus. Pur non supponendo che un’intera classe di neo-diciottenni non abbia alcun interesse per la cultura, è evidente che le modalità con cui è stato implementato presentino delle falle importanti. La svendita del bonus cultura si può – questo sì – assimilare a una svendita della cultura stessa da parte di molti giovani in età di voto. L’incapacità di gestire il regalo del governo ha alimentato un vespaio di polemiche da parte di cittadini delle varie fasce d’età (compresi, ovviamente, anche gli stessi 18enni che hanno utilizzato il bonus per i fini preposti).
Un bonus divisivo e contestato
Il bonus cultura per i 18enni, già da prima della sua realizzazione, è stato ampiamente criticato dalle opposizioni per essere definita come una mancia elettorale pre-referendum. Il risultato, poi, si è rivelato ben diverso, e proprio i giovani hanno voltato le spalle a Renzi. Tuttavia, la diatriba non si è fermata lì. Un bonus così pesante, riservato unicamente ad alcuni cittadini non per questioni di merito, di situazione economica o giuridica, ma bensì per un lucky number (il 1998, per l’appunto) non può considerarsi né una misura meritocratica, né come incentivo basato sul principio dell’eguaglianza sociale. Insomma, l’intenzione di fondo – fomentare la cultura nei giovanissimi neo-elettori e cittadini con pieni diritti e doveri – rimane lodevole. L’applicazione dell’idea, purtroppo, lascia molti, troppi interrogativi, oltre a creare frizioni all’interno della stessa fascia d’età più giovane della cittadinanza italiana.