Renzi alla ricerca di accordi per cambiare le regole elettorali
Renzi alla ricerca di accordi per cambiare le regole elettorali
La pausa natalizia si è conclusa e le decisioni della Consulta più attese degli ultimi tempi stanno arrivando. Mercoledì sarà la volta della sentenza sull’ammissibilità dei quesiti referendari promossi dalla CGIL riguardanti parti del Jobs Act. Il 24 gennaio la Corte Costituzionale, invece, si esprimerà sull’Italicum. I fari sono già puntati sul Pd. La sensazione è che da queste due decisioni dipenda il futuro del Partito Democratico, oltre quello del governo Gentiloni.
Renzi alla ricerca di accordi per cambiare le regole elettorali
Il PD, infatti, non sta vivendo un periodo felice. Correntismo interno, fallimento del referendum costituzionale, dimissioni di Renzi ecc… Su questo scenario, le decisioni future della Corte Costituzionale fanno tremare i democratici, in perenne ricerca di un equilibrio.
Sia il Jobs Act sia l’Italicum sono le principali “creature” del riformismo renziano e, di conseguenza, del Partito Democratico. Laddove la Corte Costituzionale ammettesse anche solo uno dei quesiti referendari della CGIL, il Pd dovrà ricercare immediatamente una via per andare alle urne prima del referendum, in modo tale da scongiurare il pericolo di una possibile e temuta débâcle. Ma la possibilità di indire elezioni anticipate è strettamente collegata alla sentenza attesa per il 24 gennaio, quella sulla costituzionalità dell’Italicum.
Prima di quella data, che comunque non rappresenta una certezza visto che potrebbe subire dei ritardi, il segretario democratico potrà solo iniziare a ricercare degli alleati che convergano su una proposta elettorale quanto meno penalizzante per il Pd.
Renzi vuole capire se, vista l’impossibilità di dialogo con il M5S, è possibile un accordo con Berlusconi su un sistema elettorale proporzionale con soglie di sbarramento elevate. Voci dicono che la posizione del cavaliere sarà resa nota a fine settimana. Anche se una proposta in tal senso non sembra avvantaggiare troppo Forza Italia, il cui consenso, stando ai sondaggi periodici, è fortemente ridimensionato.
Soglie di sbarramento elevate, magari applicate a circoscrizioni di piccole dimensioni, ad oggi rappresenterebbero un gioco al massacro per i berlusconiani, aggirabile solo attraverso un’ottima e oculata azione di coordinamento con le altre forze politiche del centro destra. Ad oggi, quest’ultima rimane la strategia elettorale migliore per Fi, se consideriamo anche il suo basso potenziale di successo in presenza di collegi uninominali, che da sempre hanno favorito il centro sinistra.
Come sempre, non resta che attendere. E anche se le elezioni anticipate sembrano essere la via prediletta dalla maggioranza delle forze politiche in campo, la conclusione naturale della legislatura potrebbe fornire quel tempo necessario (un anno e mezzo) a convergere su una legge elettorale (per Camera e Senato) quanto più condivisa e a permettere, una volta convalidate le regole elettorali, alle èlites partitiche di realizzare un coordinamento strategico di successo. Questo avrebbe sicuramente un’implicazione positiva sul sistema politico, soprattutto se la ricerca della stabilità politico istituzionale restasse la meta più ambita.
Camilla Ferrandi