Il messaggio di fine anno alla maniera di Obama e Putin
L’analisi dei messaggi di fine anno del presidente degli Stati Uniti Obama e di quello del presidente russo Putin ha evidenziato alcune differenze sostanziali nella modo di porsi ai cittadini. Innanzitutto la scenografia: nel suo messaggio di auguri, Obama, è seduto, all’interno della Casa Bianca, e l’inquadratura che è stata scelta, è stata quella del primo piano sul viso del presidente uscente. Il presidente della Federazione russa, invece, è in piedi, e non si trova nel suo ufficio, almeno non apparentemente, ma ha sullo sfondo l’immagine del Cremlino.
Il messaggio di fine anno alla maniera di Obama e Putin
Obama inizia immediatamente il discorso, augurando direttamente “un felice anno nuovo a tutti”, mentre, nel messaggio di Putin, l’augurio arriva alla fine: l’incipit del discorso è infatti contrassegnato da una musica autorevole, e seguito dall’inno nazionale, con tanto di immagini in diretta su Mosca. Il messaggio di Obama si contraddistingue essenzialmente per l’elenco di delle principali cose fatte durante la sua presidenza, sia in ambito di politica interna che di politica estera. Per quasi tutto il discorso, infatti, si succede questo elenco: la cattura e uccisione di Bin Laden, l’accordo raggiunto con l’Iran sul nucleare, il riavvicinamento con Cuba e i diritti civili.
In tutto il messaggio di Obama, c’è un costante riferimento agli otto anni passati. Considerando che è l’ultimo discorso di auguri della sua presidenza che il presidente fa, alla fine del filmato, a nome della “Famiglia Obama”, usando il coinvolgimento emotivo, anche quando annuncia che dal 10 gennaio prossimo, lascerà la Casa Bianca per tornare fare il “cittadino”. Nel suo messaggio Putin, fa, anch’esso riferimento all’anno passato, ma in modo decisamente minore, rispetto a Obama: la parola anno è usata solo una volta in relazione al 2016, quando esordisce dicendo “È stato un anno non facile».
Per il resto, il discorso di Putin, è tutto rivolto al futuro, e, come per il presidente americano, è caratterizzato da parole che mirano a creare un clima di vicinanza emotiva: «con entusiasmo attendiamo il suono delle campane del Cremlino di Mosca (…) Viviamo queste emozioni solo durante questi momenti, nel corso di questa festività meravigliosa e da tutti amata (…) basta solo rivolgersi ai nostri genitori con amore e gratitudine, prendersi cura dei nostri bambini e delle nostre famiglie, (…), essere misericordiosi e aiutare coloro che hanno bisogno di sostegno».
In entrambi i messaggi, quindi, non mancano i tentativi di instaurare una relazione di vicinanza emotiva con i cittadini, tramite l’uso del pathos, ma anche il senso dell’autorità che, in Putin, si esprime maggiormente con il corpo, molto controllato nei movimenti e nelle espressioni facciali, mentre con Obama, attraverso il racconto che fa della sua presidenza in questi otto anni. Probabilmente il presidente degli Stati uniti ha delegato gran parte dell’aspetto emotivo al discorso di addio, oramai abitudine consolidata alla fine dei due mandati presidenziali, che si terrà il 10 gennaio, ma anche al ruolo, non secondario, del discorso fatto dalla first lady Michelle.
Dario Solarino