Il ritorno di Renzi il rottamatore
Renzi “il rottamatore” arrivò al Colle in Smart per uscirne, pochi anni dopo, in un suv Audi. È essa stessa una metafora del mancato avvicinamento di Renzi alla popolazione più giovane, mancando di semplicità e di quella genuinità che lo aveva contraddistinto prima di entrare a Palazzo Chigi (almeno, nella percezione degli stessi elettori). Dopo la settimana che ha condotto Matteo Renzi alle dimissioni – sconfitta del referendum e approvazione lampo del bilancio – il segretario PD si è ritirato a Pontassieve, meditando sul da farsi. Un ritiro passato pressoché inosservato dai mezzi di comunicazione, dopo anni di attenzione mediatica. Renzi non è più l’attore principale sul palcoscenico della politica italiana, almeno per ora. L’ex-premier agisce da dietro le quinte e prepara il ritorno in pompa magna, puntando proprio su quella larga fetta di elettorato che gli ha voltato le spalle – o con il quale, semplicemente, non è mai riuscito ad interfacciarsi -.
Renzi rottamatore 2.0: fare tabula rasa per ricostruire
Il segretario PD è pronto ad una seconda rottamazione del partito. Questa volta, però, più che rottamazione potrebbe essere una vera e propria tabula rasa. Il fiorentino potrebbe azzerare l’attuale segreteria accerchiandosi dei fedelissimi Serracchiani e Guerini, oltre all’attuale responsabile economico, Filippo Taddei. Questa volta, inoltre, non ci sarebbe spazio per una buona parte della minoranza, che tanto osteggiò il premier durante la campagna referendaria.
Non solo rottamazione della classe dirigente: anche un cambio di prospettiva e il riavvicinamento con le basi storiche della sinistra italiana: dal professorato ai giovani. La Buona Scuola è stata, sotto questo punto di vista, una delle riforme che hanno contribuito maggiormente all’allontanamento di una parte decisiva dell’elettorato. Renzi ha fatto di tutto per ingraziarsi i giovani (dal bonus cultura di 500 euro ai neo-diciottenni fino a una nota intervista rilasciata alla rivista Rolling Stones) ma con scarso esito. Per questo, si affida – ancora una volta – ad alcuni fidati, come Tommaso Nancini. Secondo Repubblica, inoltre, Gianrico Carofiglio sarà incaricato di gestire le relazioni con il mondo accademico e culturale – tipicamente tendente a sinistra e che ha remato contro Renzi durante questi anni di premierato -.
Se Renzi torna a sinistra…
L’idea di fiondarsi sull’elettorato tipico della sinistra socialista – più che la sinistra del ‘neoliberismo light’ – potrebbe rimescolare le carte in tavola e scombussolare lo scacchiere ideologico italiano. Il titolo di ‘sinistra più a sinistra della sinistra’ (come viene ormai definita colloquialmente) è conteso da Sinistra Italiana-SEL (lentamente cresciuto nei sondaggi durante gli ultimi mesi, conseguentemente all’inasprimento dei contrasti con il PD) e dal neonato Possibile di Giuseppe Civati (quest’ultimo opta per una formula più radicale di democrazia partecipativa e democrazia diretta).
Se il PD dovesse fiondarsi prepotentemente a sinistra, il centro dello scacchiere rimarrebbe mezzo vuoto, popolato dalla sola NCD (in procinto di dissolversi definitivamente) e dalla rediviva Forza Italia di Silvio Berlusconi (che strizza l’occhio sia ai moderati che ai conservatori). Con un sovraffollamento negli estremi dello scacchiere, il momento è propizio per la rinascita del maggior partito della prima Repubblica (autorizzato a riunirsi durante questo mese).