Terremoto, i fondi per la sicurezza ci sono ma non vengono usati
Fondi sicurezza terremoto, ci sono ma non vengono usati
Dopo ogni terremoto (l’ultimo quello che ha colpito il centro Italia nell’ottobre 2016) si parla sempre di prevenzione del rischio, un adeguamento delle strutture che in Italia non c’è mai stato. Ma i fondi ci sono, e non vengono usati: l’inchiesta di Organtini per L’Espresso ha messo il luce questa contraddizione. È il caso del fondo nazionale per la prevenzione del rischio sismico: 963 milioni di euro dal 2010 al 2016 per le regioni a maggiore sismicità, che gli enti locali hanno speso solo in piccola parte.
Il fondo è nato con la legge 77 del 2009, voluto dal governo Berlusconi subito dopo il terremoto dell’Aquila, dotato di 963 milioni di euro per adeguare gli edifici pubblici e privati alle norme sismiche. I contributi, ripartiti in sette anni per differenti importi e non per tutte le Regioni, erano divisi in quattro modalità di intervento: edifici pubblici, privati, lavori urgenti, e gli studi di micro-zonazione sismica. Dal 2010 al 2016, su 4000 interventi finanziati, Regioni e Comuni ne hanno conclusi appena 660. Un esempio è il caso degli studi di micro-zonazione sismica in Abruzzo e Marche, necessari a determinare la presenza dei materiali che causano l’amplificazione dell’onda sismica e contenere i danni delle scosse. Nel 2010, dei tre interventi urgenti nelle uniche regioni destinatarie, non ne viene fatto nessuno.
La norma del 2009 aveva affidato la messa in sicurezza degli edifici in mano alla Protezione Civile, all’epoca guidata da Guido Bertolaso fino al 2010, poi da Franco Gabrielli fino al 2015 e attualmente da Fabrizio Curcio. La Protezione Civile ha la responsabilità sul monitoraggio dell’uso dei contributi del fondo, che però non risulta essere stato eseguito. La prima riunione del tavolo di monitoraggio è avvenuta nel marzo del 2016, dopo sei anni in cui i sindaci hanno chiesto continue deroghe.
Fondi sicurezza terremoto, una ricostruzione mai terminata
Nell’inchiesta dell’Espresso viene messo in luce il caso della Sicilia, una regione con oltre la metà del suo territorio a elevato rischio sismico. Con la legge 77 la Sicilia riceve 102 milioni di euro in 6 anni, ma realizza soltanto tre degli otto interventi della prima annualità (2010): il ponte di Biddemi e il ponte di Scicli, nel ragusano, e la sede della protezione civile a Caltavuturo (Palermo). Sempre nel 2010 avvia altri lavori a Ragusa, Messina e Trapani. Nel 2012 lo stop: parte qualche opera nel messinese, mai terminata. Non vengono messi in sicurezza gli ospedali di Comiso e Ragusa: 18 milioni di euro sospesi. Interventi finanziati per le scuole di Messina, Catania, per la caserma dei vigili del fuoco di Ragusa, ma nessuno realizzato.
Fondi sicurezza terremoto, la situazione in Calabria
E la situazione non è migliore in Calabria, la regione con il più alto rischio sismico del paese. In sei anni non viene realizzato neanche l’intervento più urgente: il ponte del Savuto tra Nocera Terinese e Amantea sulla statale 18, crollato per un’esondazione. Il costo della ricostruzione è di 2,5 milioni di euro, coperto per 537mila euro dal fondo nazionale e per il resto da una delibera Cipe. Nelle prossime settimane si avvierà la gara per trovare la ditta, ma non ci sono tempi per la fine della ricostruzione.
Fondi sicurezza terremoto, la situazione in Molise
Altro caso è quello della regione Molise, colpita dal terremoto di San Giuliano del Sannio del 2002 (Campobasso), nel quale persero la vita 27 bambini e una maestra a causa del crollo della scuola. L’edificio non aveva il collaudo ai lavori di sovra-elevazione e l’adeguamento alla riclassificazione sismica. La ricostruzione non è ancora conclusa: manca un funzionario dedicato alla prevenzione. Con 38 milioni di euro in bilancio, non è stato fatto alcun intervento.
Fondi sicurezza terremoto, la situazione in Abruzzo
Poi c’è l’Abruzzo, la Regione più interessata alla prevenzione, dopo il sisma del 2009. Di 24 tra ponti e viadotti a rischio, ne sono stati sistemati solo tre, un quarto ancora attende il permesso dell’ente parco. Intanto l’ufficio speciale per la ricostruzione dei comuni del cratere che si occuperà anche della ricostruzione del 2016 è inagibile.
E nonostante altre regioni come Lombardia, Liguria, Piemonte, Veneto, Lazio, Marche ed Emilia Romagna siano state più diligenti nell’adeguare i propri edifici alle norme sismiche, nessuna è riuscita – ad eccezione della Lombardia – a terminare i lavori del 2012 .
L’auspicio è che la macchina messa in piedi per la ricostruzione del terremoto di agosto e ottobre scorso sia rispetti i tempi degli interventi. Questa volta ci sarà una struttura di missione interna al Viminale, guidata dal prefetto Francesco Paolo Tronca e da quindici funzionari del ministero, al costo di un milione di euro l’anno.