Palermo è una ferita che sanguina ancora nel centrosinistra.
Martedì 13 marzo sembrava che potesse finalmente essere scritta la parola fine sulle elezioni primarie del capoluogo siciliano, sicuramente tra gli episodi più contestati e controversi – e senza dubbio politicamente più combattuti – di utilizzo di questo strumento di democrazia diretta nella sua pur breve storia nel nostro Paese.
Il Collegio di Garanzia per le Primarie di Palermo 2012 (Di Lello, Scaglione, Verde), infatti,ufficializzava il risultato delle primarie, dichiarando vincitore il trentunenne ex-IdV Fabrizio Ferrandelli con un margine risicatissimo sulla candidata ufficiale di PD, SEL e IdV Rita Borsellino.
Risultati delle primarie del centrosinistra a Palermo (2012) |
Poteva essere lecito sperare che la decisione ufficiale dell’organo di garanzia della consultazione potesse scrivere la parola fine sul mare di contestazioni e reciproche accuse che avvelenavano lo schieramento progressista all’indomani dei risultati ufficiosi delle primarie; non è tuttavia stato così, e per la prima volta – per lo meno in un caso così eclatante – una parte della coalizione potrebbe infrangere il vincolo sacro alla base delle elezioni primarie, ovvero il sostegno di tutti i partecipanti e di tutti i partiti al vincitore.
[ad]È vero che le primarie di Palermo non hanno certo brillato per fair play, né che siano state esenti da irregolarità. I tre candidati principali non si sono sottratti a reciproche accuse e veleni, di cui è stata vittima in particolar modo la Borsellino, che forte della sua visibilità e dell’appoggio ufficiale delle segreterie di partito era considerata un po’ il candidato di riferimento da abbattere per aprire i giochi di una sessione di votazioni che vedeva tutti i partiti d’accordo sul suo nome.
Ed è soprattutto vero che la vittoria di Ferrandelli è maturata oltre i confini del centrosinistra, grazie all’appoggio attivo dei lombardiani; non per nulla Ferrandelli era ed è uno dei massimi esponenti della corrente del PD che vuole mantenere in Regione i legami con l’attuale Presidente. L’appoggio e la partecipazione di forze esterne al centrosinistra e ai suoi simpatizzanti è espressamente vietata dallo statuto delle primarie, ma a Palermo si è visto quanto questa norma sia inapplicabile – se non in casi particolarmente evidenti. Il sostegno di esponenti del terzo polo o del centrodestra verso Ferrandelli è infatti più una considerazione ex-post che un allarme legittimamente sollevato prima delle votazioni: è stato infatti in primo luogo l’elevatissimo numero di votanti a far scattare i dubbi sulla possibilità di inquinamento delle votazioni, ma più di tutto, secondo un vero cortocircuito logico, il principale sospetto dietro la vittoria di Ferrandelli… è proprio la vittoria di Ferrandelli!
Il fatto stesso cioè che il beneficiario della massiccia affluenza sia stato l’ex IdV viene visto come una prova del fatto che le consultazioni sono state in qualche modo truccate. Risulta infatti difficile pensare che se fosse stata Rita Borsellino a prevalere per un centinaio di voti ad oggi vi sarebbero così tante polemiche sulle primarie falsate…
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Come ricostruisce Il Corriere del Mezzogiorno in un articolo del 15 marzo, il dominus dietro l’operazione di disconoscimento delle primarie sarebbe Leoluca Orlando, che già fu sindaco del capoluogo siciliano e dal 1985 al 1990 e poi dal 1993 al 2000, la prima volta con una coalizione imperniata intorno alla DC, la seconda volta nelle file del centrosinistra. Sarebbe stato infatti proprio Orlando a convincere il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro a rinnegare la vittoria di Ferrandelli e schierarsi a favore di una candidatura della sconfitta Rita Borsellino al primo turno delle comunali. Ben presto SEL, una parte dei Verdi e la FdS si sono accodate all’IdV nel prendere le distanze da Ferrandelli e in un pressing sulla Borsellino: come era a questo punto scontato prevedere, una volta rotto l’argine, tutte le forze politicamente più lontane dalla visione di Ferrandelli si sono affrettate a prendere le distanze dal vincitore delle primarie.
Rita Borsellino stessa, come riporta un comunicato AGI del 14 marzo, pare essere disponibile ad una simile eventualità, attaccando a tutto campo Ferrandelli e mostrandosi pronta a dare ancora una volta battaglia con qualsiasi mezzo.
Ad oggi, l’unico sostegno a Ferrandelli viene – oltre che dalla numericamente trascurabile Monastra – dal Partito Democratico. La formazione di Bersani ha scelto di appoggiare senza riserve il vincitore delle primarie. Unico partito dotato della necessaria maturità per riconoscere l’esito delle primarie oppure esempio di cecità? O magari ancora fenomeno locale di grandi manovre a livello nazionale per stringere legami con il terzo polo? Non vi è molta chiarezza in merito, ed i segnali sono per certi versi contrastanti.
Da un lato è infatti innegabile che rispetto al caso di Napoli dell’anno scorso si sia seguita una strada completamente differente: nel capoluogo campano le primarie sono state annullate, ed il centrosinistra è arrivato con due candidati alle elezioni; in quello siciliano invece le primarie sono state validate, ed il risultato confermato. Questa differenza di comportamento, la diatriba se a Napoli vi fossero veramente irregolarità di più grave portata rispetto a Palermo oppure se il PD abbia in qualche modo avuto interesse a spingere per la vittoria di Ferrandelli è e sarà oggetto di polemica, ma vi sono alcune considerazioni che devono essere tenute in debito conto e che posssono aiutare a formulare un giudizio razionale. In primo luogo, il candidato ufficiale del PD era Rita Borsellino; addirittura, in subordine, il solo iscritto al PD tra i partecipanti alle primarie era Faraone; quindi, promuovere la vittoria di Ferrandelli non era certo la linea originale del partito. Anzi, essendo Ferrandelli sostenuto dall’ala veltroniana del PD, in opposizione a Bersani, rinnegarne la vittoria sarebbe stata una mossa coerente con quanto le lotte tra correnti hanno abituato negli anni.
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[ad]Esclusa l’ieda delle manovre politiche, potrebbe restare l’idea di un appoggio cieco e incondizionato all’istituzione delle primarie, che vede il PD incapace di reagire all’idea di brogli e inquinamenti del voto. A parte che l’episodio di Napoli evidenzia come il PD sia anche in grado di annullare le primarie in determinate situazioni, la realtà dei fatti è che il regolamento delle primarie non è assolutamente in grado di inibire la partecipazione di simpatizzanti di altri schieramenti. Quando sono state indette le primarie, tutti i candidati e tutti i partiti ne hanno sottoscritto non solo l’accettazione del verdetto ma anche le regole di funzionamento. Lamentarsene ora, per di più a posteriori a fronte di un risultato sgradito, significa rinnegare non le primarie di Palermo, ma l’istituto in sé stesso.
In assenza di irregolarità riconosciute dallo statuto delle primari in grado di ribaltare l’esito del voto, riconoscere la vittoria di Ferrandelli da parte del PD è stata quindi la sola posizione dotata di logica, per quanto con ogni probabilità dolorosa in termini di consenso. Ferrandelli, secondo quanto accertato dagli organi di garanzia in assenza di prove contrarie, ha vinto secondo le regole delle primarie. Se queste regole sono troppo lasche o inadatte si può aprire un riflessione su come cambiarle, ma disfare ciò che è stato fatto in questo frangente suona più che altro come un semplice capriccio.
Soprattutto, fa bene il PD a non appoggiare un eventuale ritorno in campo di Rita Borsellino. Sostenere chi ha partecipato alle primarie senza vincerle significa schiaffeggiare in maniera veramente eclatante il giudizio degli elettori: poco importa che il corpo votante non fosse, secondo ogni probabilità, coincidente con i simpatizzanti di centrosinistra; considerate le regole delle primarie, i partiti hanno il dovere di sostenere le scelte del corpo votante. Se in quest’ultimo vi sono infiltrazioni è giusto prendere le adeguate contromisure, ma senza incrinare il vincolo di fiducia che rende le primarie una delel più brillanti intuizioni politiche degli ultimi anni.
Se Ferrandelli, nel nome di quella unità di centrosinistra che almeno a parole sembra intenzionato a perseguire, scegliesse di farsi da parte in favore di un nome esterno al circuito delle primarie, forse si raggiungerebbe davvero l’optimum. In caso contrario, l’unica, reale, prova di maturità politica consiste nel rispetto del verdetto delle urne, sempre che non emergano nuove prove di irregolarità che possano rimettere in discussione il risultato. Sono ancora vivi nella memoria gli strepiti di rigetto del risultato del 2006 da parte di Berlusconi, e le differenze tra destra e sinistra, forse, devono passare anche da qui.