Arrivano finalmente le motivazioni alla sentenza che, lo scorso marzo, ha condannato Beppe Grillo a 4 mesi di reclusione per violazione dei sigilli di un rifugio No Tav in Val di Susa. L’episodio era avvenuto il 5 settembre 2010.
Il giudice Elena Rocci del Tribunale di Torino ha motivato la condanna spiegando che Grillo si dimostrò “sprezzante degli avvertimenti” ricevuti dal comandante dei carabinieri di Susa. I pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino contestavano agli imputati e al leader del Movimento 5 Stelle di aver violato i sigilli della baita Clarea a Chiomonte, diventata simbolo del movimento No Tav.
Davanti alla baita ancora in costruzione – a cui erano stati posti i sigilli – l’ex comico genovese improvvisò un breve comizio e si fece accompagnare all’interno della struttura. In precedenza il comandante dei carabinieri della compagnia di Susa lo aveva informato che se avesse varcato la soglia della casetta avrebbe commesso un reato.