Combattere l’Alzheimer si può, anche in tarda età. Nuovo studio Cnr
Combattere l’Alzheimer si può, anche in tarda età. Nuovo studio Cnr
Non è mai troppo tardi, almeno per i nostri neuroni. Una ricerca, condotta dall’istituto di neuroscienze e dall’istituto di fisiologia clinica del Cnr, dimostra infatti che è possibile combattere il decadimento cognitivo anche durante la terza età. “Anche nella terza età – spiega Lamberto Maffei, vice presidente dell’Accademia dei Lincei, e coordinatore della ricerca – non è mai troppo tardi: i neuroni rispondono agli stimoli con effetti sorprendenti per il benessere cerebrale, consentendo di attuare una vera strategia anti-invecchiamento”.
Combattere l’Alzheimer: l’esperimento del Cnr
Nel mondo sono più di 35 milioni le persone che soffrono di un forte deficit della memoria. E in Italia, uno dei Paesi europei con il maggior numero di anziani, sono oltre un milione le persone affette da forme di demenza, tra cui le varie forme di Alzheimer. Un problema destinato ad aumentare a causa del progressivo della popolazione in età avanzata.
Per combattere il decadimento cognitivo, l’ambiente circostante è fondamentale. E’ necessario infatti un numero di stimoli adeguati per evitare un torpore celebrale che porti a un vero e proprio decadimento cognitivo. La ricerca, pubblicata su Scientific Reports, evidenza quattro punti fondamentali per la nostra mente. Attività ludiche, logiche, sociali e motorie “Quando impegniamo il cervello in attività cognitivamente complesse e in un contesto sociale e giocoso, – continua Maffei – i circuiti neurali vengono stimolati e rimodellati mediante la produzione di fattori neurotrofici che favoriscono la plasticità cerebrale.
Lo studio Train the Brain è stato condotto su anziani con diagnosi di danno cognitivo lieve (Mild Cognitive Impairment-Mci), a rischio di evolvere verso forme gravi di demenza. “Gli anziani selezionati sono stati accolti, per sette mesi e per tre mattine a settimana, nell’Area della ricerca del Cnr di Pisa in una struttura appositamente creata e attrezzata con una palestra, in un contesto ricreativo e rilassante, con ampio spazio per le attività di gruppo e la musicoterapia e con ambienti dedicati alla stimolazione cognitiva basata, per esempio, su compiti di memorizzazione di volti e parole, esercizi di logica, giochi di attenzione”, spiegano i ricercatori Alessandro Sale e Nicoletta Berardi dell’In-Cnr.
“I soggetti, accompagnati dai loro familiari, hanno fin da subito mostrato di gradire molto la partecipazione alle attività proposte e i risultati sono stati sorprendenti: gli stimoli ambientali hanno arrestato il decadimento cognitivo nei partecipanti, con effetti riscontrabili anche a livello dei parametri di funzionalità cerebrale valutati con le più moderne tecniche di imaging”. L’arricchimento ambientale può così rappresentare una via per stimolare la plasticità in maniera fisiologica non invasiva. Un risultato che può avere importanti applicazioni in un campo clinico per la malattia di Alzheimer e per altre forma di demenza.