Unione Europea: per l’Italia è arrivata l’ora di 3,4 miliardi di tagli
Dopo il lungo tira e molla estivo tra il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e Matteo Renzi, l’Unione sembra essere tornata alla carica per chiedere nuovi tagli alla spesa (o, in alternativa, un incremento della pressione fiscale). La cifra si avvicina allo 0,2%: 3,4 miliardi, per l’esattezza. Non una cifra da far strabuzzare gli occhi – per una grande economia come quella italiana – ma che può sicuramente far male alle tasche dei cittadini. Inoltre, l’Unione pressa attraverso la minaccia del commissariamento – perpetrata attraverso l’inizio di un procedura d’infrazione -. Con lo ‘sbattere i pugni sul tavolo’, Renzi non ha ottenuto quella flessibilità garantita ai cittadini, pur battendosi per quel famoso 0,1% (che provocò accese discussioni con Lucia Annunziata). Adesso, tocca a Paolo Gentiloni e Pier Carlo Padoan rimediare all’eccesso di deficit – voluto fortemente dall’ex-premier fiorentino -.
Perché la richiesta dei 3,4 miliardi di tagli arriva solo adesso
Matteo Renzi fu abile nel sfruttare il momentum della battaglia referendaria per alzare la voce contro il massimo rappresentante dell’Unione Europea, Juncker. Il periodo per un contrattacco frontale da parte delle istituzioni comunitarie, tuttavia, non era quello adeguato: l’Unione – pur non patteggiando ufficialmente né con l’uno che con l’altro bando – puntava sulla vittoria di Renzi. La stessa questione referendaria fu vista, da alcuni, come l’ultima barriera dall’assalto dei populisti. Nonostante l’Unione fosse in rotta di collisione con l’ex-sindaco di Firenze per la questione del deficit, il timore di una duratura instabilità politica ha prevalso. E così, Juncker e soci hanno preferito attendere. Passata la turbolenza (lieve, quasi impercettibile, nel passaggio al governo fotocopia Gentiloni) l’Unione Europea è tornata alla carica.
3,4 miliardi di tagli previsti per marzo
L’ipotesi più plausibile è che i tagli alla spesa – o l’incremento della tassazione – si verifichi a marzo. Scongiurata l’ipotesi di una finanziaria lampo da fare in 15 giorni (entro la fine di gennaio), Gentiloni e Padoan dovranno valutare attentamente dove tagliare (o da dove attingere) per scongiurare l’ipotesi della procedura d’infrazione: una sanzione politica ‘moralizzatrice’ che metterebbe in serio imbarazzo il nostro Paese, al cospetto dei ‘virtuosi’ dell’Unione.